Laureata a Lecce e impiegata a tempo di record in Francia. È la storia di una ingegnere salentina, Marina Bruno, 32 anni, che dopo aver mandato 70 curricula in giro per...
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Invece con un recruiting day in Francia è arrivato il contratto a tempo indeterminato con l'azienda in cui lavora ancora oggi vicino Nantes, che rifornisce l'Airbus, la principale produttrice di aeromobili mondiale, con uno stipendio che le consente di vivere serenamente e progettare il suo futuro che, purtroppo, la vedrà lontana dal Salento.
«L'offerta francese non solo prevedeva 500 euro in più al mese - spiega -, ma proponeva un contratto a tempo indeterminato da subito anziché a tutele crescenti. E quindi io, che pensavo di tornare in Italia, ho scelto di cominciare qui, con uno stipendio più alto dei miei colleghi rimasti in Italia e soprattutto con più tutele». Marina si occupa della supply chain, cioè del flusso di materiale tra la sua azienda e i fornitori: C'è più lavoro, ma anche più competizione: tra Saint-Nazaire e Nantes ci sono molti poli industriali, l'incarico che rifiuti tu lo prende al volo un altro ingegnere». Il grande rammarico è dover tagliare i ponti con i luoghi in cui è nata. «Non c'è nulla come il Salento, il suo sole, la sua gente, il barocco - chiarisce - quel calore non lo trovi in un nessun altro luogo al mondo. La mia terra mi manca, ma sto mettendo radici qui, non credo di poter tornare indietro ma mi piacerebbe che anche in Italia ci fosse il senso di comunità che ho trovato qui: le persone ti sorridono di più, ti ringraziano, rispettano le regole al volante e in qualsiasi altro ambito. Questa, secondo me, è la chiave della convivenza civile, mi piacerebbe vedere più di questo senso di umanità anche in Italia». Marina ha un compagno, ama i paesaggi francesi e l'apertura delle persone: «Non sono amichevoli come noi italiani - conclude - ma sono accoglienti. Quando sono arrivata non parlavo il francese, mi hanno dato una mano. Mi ha colpito il rispetto delle regole e la multiculturalità: sull'autobus incontri persone di diverse etnie e religioni, non è mai un problema». Un paradosso, quello di Marina, che fa male al territorio di origine, capace solo di sprecare le sue risorse a vantaggio di altre nazioni, come sottolinea il padre, Michele Bruno: «Conosco bene tutto il Mezzogiorno perché spesso sono in giro per lavoro e al momento posso dire che non c'è speranza se le cose non cambieranno radicalmente. Come famiglia abbiamo investito oltre 120mila euro in tutti gli anni di formazione di nostra figlia. E poi? Andrà ad infoltire i ranghi del settore tecnologico francese. Senza neanche troppo sforzo. E la cosa tragica è che ci sono circa 180mila ragazzi in tutta Italia che sono nelle stesse condizioni. In pratica noi li prepariamo e gli altri paesi offrono loro un futuro: non c'è un filo di logica in tutto questo».
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Quotidiano Di Puglia