Intel e il governo scelgono il Veneto per la fabbrica di chip: niente investimento a Brindisi

La sede di Intel
Addio sogni di gloria per Brindisi. Il governo uscente, guidato da Mario Draghi, e Intel, il gigante statunitense dei chip, alla fine avrebbero rotto gli indugi e sciolto le...

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Addio sogni di gloria per Brindisi. Il governo uscente, guidato da Mario Draghi, e Intel, il gigante statunitense dei chip, alla fine avrebbero rotto gli indugi e sciolto le riserve, scegliendo la cittadina di Vigasio nel Veneto come sito dove far nascere una nuova fabbrica per il confezionamento e l’assemblaggio di semiconduttori.

La scelta

Il sito è ritenuto strategico. La cittadina veneta è stata quindi preferita dal governo italiano e da Intel rispetto agli altri siti presi inizialmente in considerazione in Lombardia, Puglia, Sicilia e nel Piemonte nord-occidentale. Probabilmente perché Vigasio è vicino a Verona, sulla strategica autostrada e ferrovia del Brennero, oltre a essere ben collegata con la Germania e in particolare con la città di Magdeburgo, dove Intel andrà a realizzare due stabilimenti. Spente così, le aspettative che ruotavano attorno alle ipotesi alternative, a partire da Brindisi, appunto. L’investimento iniziale di circa 4,5 miliardi di euro dovrebbe permettere l’avvio delle attività dello stabilimento tra il 2025 e il 2027 e la creazione di 1.500 posti di lavoro interni più altri 3.500 per fornitori e partner, stima.Intel. L’impegno del colosso dei chip in Italia fa parte di un piano più ampio annunciato dal produttore di chip statunitense lo scorso marzo: investire fino a 80 miliardi di euro nei prossimi dieci anni per aumentare la propria capacità produttiva in tutta Europa. 

Ritorni

Evidente il tornaconto per l’Italia, che punta ad aumentare la produzione di chip nazionale. Da un lato, è ancora in trattative con la franco-italiana Stmicroelectronics, i taiwanesi Memc Electronic Materials Inc e Tsmc e con la Israeli Tower Semiconductor, che Intel ha acquistato all’inizio del 2022. Dall’altro lato, avrebbe raggiunto l’accordo con Intel già nei primi giorni di settembre ma, per l’annuncio pubblico si volevano attendere i risultati delle elezioni politiche parlamentari. Questo perché Roma sarebbe pronta a finanziare fino al 40% dell’investimento totale di Intel in Italia e un tale programma di investimento pubblico richiede necessariamente di essere condiviso anche dal futuro esecutivo post-Draghi per poter essere formalizzato in modo definitivo.

La delusione

«Quella di Brindisi è l’unica area che ha tutte le caratteristiche richieste dalla multinazionale statunitense Intel per ospitare lo stabilimento da mille posti di lavoro per la produzione di microchip e ogni altra indicazione effettuata con spirito di campanile o per dare sfogo a opzioni convenienti alle carriere politico-elettorali potrebbe far perdere alla Puglia intera questa grande opportunità». Così parlava qualche mese fa il presidente della commissione Bilancio e programmazione del consiglio regionale, Fabiano Amati, il quale aveva chiesto a politici e amministratori locali brindisini e non solo di far sentire la loro voce in tutte le sedi e operare in sinergia per evitare uno scippo ai danni di una comunità che paga anche il fatto di non avere un rappresentante che sia diretta espressione del territorio nella giunta regionale. Se qualcuno abbia effettivamente alzato la voce non si sa. Di certo, la holding ha fatto altre scelte. Lontano da Brindisi. 

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Quotidiano Di Puglia