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Fondi per le grotte di Fasano e Martina Franca 300mila euro per fruire di due straordinarie cavità. La Giunta regionale, eseguendo una disposizione contenuta nel bilancio 2022, ha finanziato il recupero e la fruibilità di due cavità site sul territorio di Fasano e Martina Franca. «Si tratta della grotta del Cucco di Martina Franca, finanziata per 178mila euro, e della grotta degli Appestati dei Fasano, finanziata per 121mila euro», spiega il presidente della I Commissione consiliare regionale Fabiano Amati.
I finanziamenti
«I finanziamenti saranno erogati ai rispettivi Comuni per attuare gli interventi previsti da appositi progetti. Per quanto riguarda la grotta degli appestati a Fasano, il fabbisogno complessivo, calcolato su tre lotti, ammonta a 490mila euro, per cui sarà stanziato il residuo con il bilancio 2023», aggiunge.
La grotta del Cucco è localizzata sul territorio del Comune di Martina Franca, al confine con i comuni di Ceglie Messapica e Villa Castelli. La prima esplorazione nota risale al 1930, diretta dal canonico martinese Giuseppe Grassi, con gli esiti riportati in un manoscritto dello stesso sacerdote. La grotta fu visitata nel 1956 da Franco Anelli, scopritore con Vito Matarrese delle Grotte di Castellana. La grotta degli Appestati di Fasano, invece, si presenta ancor oggi inaccessibile ed è ritenuto il luogo ove erano sepolti i morti della peste scoppiata nel biennio 1690-91. Dal 10 dicembre 2021 è diventata anche la grotta di Laurenzia.
Un teschio in grado probabilmente di provare, le analisi sono ancora in corso, il racconto per tradizione di Giuseppe Sampietro nelle sue indagini storiche su Fasano. Fino al 2021 i racconti, le leggende e le numerose ispezioni, non avevamo mai trovato riscontri, anche perché la grotta è stata utilizzata nei secoli per accumulare materiale raccolto dagli spietramenti. Il 10 dicembre 2021 la probabile svolta e la possibilità che il racconto per tradizione divenga storia.
«Scesi - racconta lo stesso Amati -, infatti, nella Grave con uno speologo e una troupe cinematografica che stava realizzando un docufilm su Dante e le cavità pugliesi, ed ecco la straordinaria scoperta.
Alla Grave venne dato il nome di “Grave degli Appestati” dopo che nel 1656 e nel biennio 1690-91 il territorio di Fasano fu colpito da una pestilenza, probabilmente proveniente dalla zona di Napoli e dintorni. Racconti orali riportano che il nome della Grave ricorda proprio gli eventi del 1600, quando appunto venne scelta come luogo in cui “gettare” i corpi degli appestati. Infatti, si racconta che di notte si evitava di passare vicino a tale luogo perché si sentivano echeggiare i lamenti e le urla dei malati, presumibilmente venivano abbandonati nella Grave ancora in vita o in stato di semi incoscienza.
Fu proprio il proprietario, appassionato di speleologia, nel 1965, ad aver mappato e descritto la caverna quando con un gruppo di amici scout decise di intraprendere la conquista dell’abisso con mezzi di fortuna e tanta determinazione
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