Aveva promesso che sarebbe riuscito a far ottenere un alloggio popolare a un disabile millantando la conoscenza di sindaco e vicesindaco e facendosi consegnare 800 euro. Il...
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La sentenza è stata emessa qualche giorno fa ma i fatti risalgono al febbraio di tre anni fa. Il sindacalista, carpendo la buona fede del disabile, aveva promesso il suo interessamento per fargli ottenere un alloggio popolare e per “oliare” ulteriormente la pratica si era fatto consegnare, oltre al denaro, anche due cestini natalizi dal valore di oltre cento euro che sarebbero dovuti andare al primo cittadino e al suo vice. Cosa mai avvenuta dato che i cestini sono finiti a casa dello stesso sindacalista. Quest’ultimo dovrà risarcire le spese legali quantificate in 1710 euro. Ed è proprio a questo risarcimento che è legata la sospensione della pena. Se non dovesse farlo, per il fasanese si potrebbero aprire le porte del carcere.
“Dalla ricostruzione dei fatti - si legge nella sentenza emessa dal giudice Giuseppe Lanzillotta - si evince che il 47enne fasanese, approfittando del proprio ruolo (rappresentante di un sindacato-patronato con sede in Fasano) e delle sue conoscenze ed influenze politiche era riuscito a farsi consegnare da un invalido la somma complessiva di 800 euro e due cesti natalizi del valore di 150 euro quale prezzo della propria mediazione presso il sindaco e il vicesindaco di Fasano promettendo di interessarsi per fare ottenere all’invalido l’assegnazione di un alloggio popolare. Appare evidente che il sindaco e vicesindaco mai avrebbero accettato (e mai hanno ricevuto) le somme che il sindacalista proferiva servissero per ottenere favori in ordine all’assegnazione dell’alloggio popolare in favore dell’invalido e tanto, sia per la modicità delle stesse e sia per l’evidente inutilità di tale eventuale dazione considerando che la procedura pubblica concorsuale per l’assegnazione di alloggi popolari viene svolta nella massima trasparenza e con criteri predeterminati tanto che il richiedente già ex ante può conoscere il punteggio della sua eventuale collocazione in graduatoria. Tuttavia tali meccanismi burocratici regolati dalla legge, sui quali evidentemente la politica non può avere alcun ruolo di influenza o di interferenza, non potevano essere inutili alla vittima la quale, a causa della sua bassa scolarità, si era recata presso il sindacalista, quale persone di sua fiducia”.
“L’imputato - continua il giudice nella sentenza - si prestava comportamenti ingannevoli tipici di chi vuol creare una situazione ambigua facendo apparire una realtà diversa da quella effettiva. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia