Una base operativa in aperta campagna, ed un rifugio nel centro abitato dove nascondere l’Audi A6. I movimenti dei quattro arrestati, e di eventuali altri complici, durante le...
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Oltre 60 quelli ritrovati, nel capannone in disuso, abbandonato ormai da anni anche dalla stessa proprietaria, una donna che vive in Sicilia. Le tracce di fieno lasciano pensare che in passato venisse utilizzato per il bestiame. Negli ultimi tempi, invece, si era trasformato nel bunker della banda: le recinzioni alte, per impedire facili accessi ad estranei, e quattro cani di grossa taglia a presidiare la zona. Un pastore maremmano ed un corso, insieme, agli altri due, per vigilare su eventuali arrivi inaspettati.
I vantaggi del capannone erano anche dal punto di vista logistico, e dalla facilità con cui da questa strada la banda poteva raggiungere i centri della provincia, in tutte le direzioni: Mesagne, Sandonaci, con le varie diramazioni verso il leccese ed il tarantino, ed i comuni a nord di Brindisi, sfruttando la vicinanza dalla SS 379.
Gli uomini del commissariato di Ostuni, per tre giorni e tre notti, hanno notato ogni minimo particolare di quanto stesse avvenendo all’interno dell’area, dove tra grosse querce, ed ulivi secolari, era difficile scrutare i movimenti dei quattro. Il primo segnale durante la notte del 16 dicembre con i primi segnale della presenza di auto, con a bordo i quattro, e la prima fuga verso l’altro punto che la banda conosceva benissimo, ovvero un garage della zona mercatale di Brindisi, nel quartiere Sant’Elia. Qui per i poliziotti di Ostuni, con pochi elementi a disposizione, è stato quasi impossibile, a causa della presenza di decine e decine di box auto, individuare quello dove era stata appena nascosta l’ Audi A6.
Gli agenti della Città bianca, arriveranno nel garage giusto, poco più di 24 ore dopo, nell’immediatezza dell’arresto dei quattro. Il ritrovamento del potente mezzo, oltre al sequestro degli arnesi da scasso, passamontagna e quant’altro nella disponibilità dei quattro per compiere i furti, porta anche alla denuncia a piede libero ai danni del proprietario del garage. Per sfuggire, intanto, ad eventuali controlli, sulla targa della macchina, con un nastro adesivo nero, si modificavano numeri e lettere.
L’indagine, però, al momento è tutt’altro che chiusa: gli investigatori ostunesi stanno elaborando tutti gli elementi ritrovati, sia nel capannone e nel garage, per arricchire l’inchiesta. Sono diversi i particolari che stanno trovando un’attenzione mirata dagli inquirenti, ad iniziare dall’autovettura, cardine dei colpi messi a segno. L’Audi A6 station wagon nera, infatti, non risulterebbe rubata, ma seppur con un proprietario diverso, veniva usata da uno dei 4 arrestati, Sebastiano Manni. Le forze dell’ordine dalla testimonianza del legitti4mo proprietario del potente mezzo, potrebbero risalire ad eventuali responsabilità, nell’intera vicenda anche di altre persone. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia