Conti alla mano, l'Università del Salento può garantire la prosecuzione del corso di ingegneria gestionale, attivo attualmente presso la Cittadella della...
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L'Università, detto in parole povere, pur avendo esplicitato la volontà nel proseguire l'esperienza brindisina non può comunque fare i conti senza l'oste. Bisogna capire a questo punto chi è l'oste, quali istituzioni locali e realtà imprenditoriali si faranno carico del futuro accademico brindisino.
Le attenzioni maggiori si concentrano chiaramente sul comune capoluogo che, già nell'ultimo vertice tenutosi in Provincia, era stato indicato come l'ente che dovrebbe farsi carico almeno di un impegno programmatico.
La sindaca Angela Carluccio resta ottimista quanto rigorosa nella sintesi della vicenda. «L'attuale amministrazione - dichiara - ha ereditato un taglio netto del contributo universitario. La cifra necessaria al mantenimento dei costi di gestione dei corsi era di gran lunga superiore alle 50mila euro stanziate dal commissario prefettizio». La prima cittadina non intende mollare la presa ma avverte: «Ora bisogna fare i conti con le risorse disponibili. In questo preciso momento non siamo tecnicamente nelle condizioni di fare fronte alla situazione, occorrerà una variazione di bilancio per garantire la copertura dei costi e dunque la sopravvivenza dei corsi». E tratteggia la prospettiva, evidentemente quella auspicabile, di allargare la responsabilità al territorio provinciale. «Necessario - conclude - il contributo di tutti i comuni i cui studenti frequentano i corsi. Lo sforzo deve essere condiviso».
E che si debba seguire la strada della collaborazione e della sinergia di intenti tra diverse realtà territoriali è evidente anche per il presidente della provincia Maurizio Bruno che rafforza l'idea di un coinvolgimento complessivo dei sindaci del brindisino dichiarando che «la situazione attuale impone di avviare una reale collaborazione nella prospettiva di una vera e propria rete intorno alla sede brindisina dell'Università». Ma Bruno conferma anche l'esigenza di far sedere al tavolo il mondo imprenditoriale: «È impensabile - dichiara - che i corsi di ingegneria presso la cittadella vengano disattivati, considerando le caratteristiche del tessuto industriale della nostra realtà provinciale».
In un periodo di crisi profonda per le pubbliche amministrazioni, per l'ente universitario e per il tessuto imprenditoriale è difficile immaginare cosa accadrà. Le risposte sono ancora troppo legate alla teoria: c'è la volontà ma mancano i fondi. E allora fino a che punto la volontà potrà tramutarsi in soldi, permettendo alle comunità locali di avere un presidio formativo di alto livello. Eppure la logica è semplice quanto scontata: in un contesto geografico in cui gli insediamenti industriali hanno un evidente peso, almeno sul fronte occupazionale, non si può prescindere dal virtuoso quanto auspicabile collegamento tra formazione e lavoro. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia