Pressioni, volantinaggio “spinto”, minacce varie per riuscire a ottenere spostamenti e soprattutto l’avanzamento di carriera di una autista. Il tutto in seno...
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Secondo l'impostazione dell'accusa per consentire alla figlia di Leo, impiegata come autista, una progressione, i due avrebbero osteggiato il trasferimento di un dipendente in un altro settore. Con atteggiamenti volti a "garantire la già consolidata posizione di potere che negli anni entrambi si erano costruiti all'interno dell'azienda", dove svolgono mansione di coordinatori di servizio addetti ai turni di lavoro, minata dall'arrivo del nuovo management. Avrebbero affisso volantini dal contenuto diffamatorio, avrebbero anche detto al presidente del consiglio d'amministrazione della partecipata "qui comandano i mesagnesi" e lo avrebbero minacciato di non fargli più fare il presidente e l'avvocato. I fatti risalgono a un periodo compreso tra il dicembre 2012 e il gennaio 2013.
Tre i capi d'imputazione. Il primo è la diffamazione aggravata perché a mezzo stampa, trattandosi di volantinaggio e di diffusione di comunicati. Il messaggio, letto da un numero "indeterminato" di dipendenti, sì da avere portata offensiva dell'onore e della reputazione di Almiento stando all'opinione del pm, era il seguente: "Sembra anzi che gli enti soci ogni volta vadano alla ricerca per l'incarico di presidente, di una persona che non conosca il sistema gestionale di un'azienda, non abbia alcuna capacità relazionale, ma capisca solo l'obbedienza al padrino del partito di turno". E poi ancora: "Verrebbe quasi naturale chiedere agli enti locali, mandate via questi signori e nominate gente preparata e competente nel settore, certamente avremmo meno sprechi e riusciremmo a definire il nostro futuro".
C'è poi il concorso in violenza privata. I sindacalisti, a quanto viene contestato, agivano per finalità "personali" pur nelle proprie funzioni. Avrebbero chiesto ad Almiento di revocare le proprie determinazioni sul trasferimento del dipendente in questione. Dinanzi al rifiuto, dopo aver specificato che "comandano i mesagnesi" avrebbero anche aggiunto: "Presidè, l'abbiamo detto anche al direttore, dovete tornare indietro su C. altrimenti noi usciamo all'esterno con le nostre comunicazioni sindacali, noi siamo l'azienda". Infine la tentata estorsione: pur di raggiungere il fine minacciare conseguenze: "Bisogna tornare indietro - è l'affermazione finita sotto la lente degli investigatori - perché sennò non ti facimu fare chiù lu presidente e nemmancu l'avvocato". Sono state individuate come persone offese tanto Almiento, che ha sporto le querele nei confronti dei due dopo essersi opposto alle loro richieste, e la Società trasporti pubblici Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia