Affiliazioni, altri “pizzini”, accordi e droga: attraverso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia la Direzione distrettuale antimafia di Lecce ha ricostruito...
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Un sodalizio criminale che, nonostante la lotta dello Stato contro tale fenomeno, è riuscito negli anni a rigenerarsi anche dopo la cattura di storici capi e affiliati, mutando nel tempo strategie e sistemi operativi. L'arresto dell'altro giorno del 30enne di Tuturano Raffaele Martena, del 44enne di Torchiarolo Giuseppe Perrone e del 28enne di San Pietro Vernotico Cristian Tarantino, di 28 anni, (definito “il nostro pastore” da parte di Martena) ha quindi portato la Dda - grazie al ritrovamento di un documento, scritto in carcere da Martena e finito nella mani di Giuseppe Perrone - a scavare all'interno della frangia tuturanese.
Cristian Tarantino Giuseppe Perrone Raffaele Martena
Non senza l'aiuto delle dichiarazioni rilasciate negli anni dai vari collaboratori di giustizia, tra cui Fabio Fornaro (che alla Dda non ha mai chiesto un programma di protezione né uno sconto di pena), Davide Tafuro, Giuseppe Passaseo, Alessandro Verardi, Francesco Gravina e Sandro Campana.
“A Tuturano si sono formati due gruppi che, comunque, non sono contrapposti - dichiarava Fornaro nel 2008 -. Da un lato c'è Lorenzo De Giorgi, che ha sotto di lui Mino Cafueri, che a sua volta ha affiliato Vincenzo Bleve e Raffaele Martena”.
Testimonianza che nel 2010 veniva confermata da Davide Tafuro: “Raffaele Martena è affiliato a Cosimo Cafueri, non ricordo se con il grado di “terza” o di “quarta”. E' molto attivo nel traffico di cocaina ed hashish”.
Area, quella di Tuturano, che finiva per essere raccontata anche da Giuseppe Passaseo, testimoniandone la scalata gerarchica di Martena, potendo egli ormai contare su propri “ragazzi”: “A Tuturano è attivo nello spaccio Raffaele Martena, affiliato ad Enzo De Giorgi”. Anche Francesco Gravina, ai vertici della frangia mesagnese, indicava sul territorio di Tuturano il ruolo che Martena aveva come affiliato di De Giorgi.
Sandro Campana conferma invece come dal carcere Martena riusciva a continuare l'attività nel campo degli stupefacenti (circostanza, l'invio di 50 chili di droga, che emerge nel pizzino ritrovato nella giacca di Perrone), trattando molti chili di “polvere bianca”: “A dicembre 2014, nel periodo in cui ero libero, si presentò presso il deposito di Torre Santa Susanna, ove io lavoravo, una persona di Tuturano, a me sconosciuta. Insieme a lui vi era un'altra persona... mi consegnarono una biglietto scritto da Raffaele Martena ove mi chiedeva se fossi interessato all'acquisto di un ingente quantitativo di cocaina. Mi diceva quindi che sarebbe stato necessario investire una somma di 150mila euro. Era necessario anticipare la somma di 75mila euro”.
Droga che secondo le dichiarazioni fornite da Fabio Fornaro per svelare un suo traffico di cocaina in concorso con Giuseppe Perrone, veniva miscelata e pressata a Torchiarolo: “Abbiamo quindi tagliato la droga e da un chilo e mezzo ne abbiamo ricavata poco più di due chili”.
In merito all'arresto dell'altro giorno, si terranno questa mattina presso il carcere circondariale di Lecce gli interrogatori di Giuseppe Perrone e Cristian Tarantino, difesi dagli avvocati Ladislao Massari e Francesco Cascione (solo per Tarantino). Raffaelle Martena, detenuto fuori regione, sarà comunque interrogato in questi giorni. Sono tutti indiziati dell'articolo 416 bis, associazione di tipo mafioso.
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Quotidiano Di Puglia