«Il pizzo della Scu su Wine Festival, Snim e santi patroni»: chiesti 95 anni per 8 imputati di associazione mafiosa

Il blitz dei carabinieri contro il clan Cannalire
Novantacinque anni di carcere sono stati invocati per gli otto imputati coinvolti nel processo che sta stabilendo la sussistenza dell’accusa di associazione mafiosa...

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Novantacinque anni di carcere sono stati invocati per gli otto imputati coinvolti nel processo che sta stabilendo la sussistenza dell’accusa di associazione mafiosa capeggiata dal presunto boss della Scu Ivano Cannalire.

L'accusa

Quel clan - questa l’accusa contestata ieri dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, Giovanna Cannarile - che fra la primavera e l’autunno del 2018 avrebbe messo sotto estorsione imprenditori e commercianti, anche piccoli commercianti, non risparmiando la richiesta del “pizzo” neanche di fronte ad eventi quali il Wine Festival, il salone nautico Snim la festa dei santi patroni Teodoro e Lorenzo.

Le richieste di condanna

Nell’aula bunker del carcere di Borgo San Nicola di Lecce, la magistrata titolare dell’inchiesta condotta con il collega Giovanni Marino e con i carabinieri della compagnia di Brindisi, ha presentato le richieste di condanna: 18 anni di reclusione e 14 mila euro di multa per Ivano Cannalire, 40 anni, di Brindisi; 4 anni e mezzo di reclusione per Daniela Baccarino, 43 anni, di Brindisi; 12 anni di reclusione e 9mila euro per Daniele Palma, 43 anni, di Brindisi; 8 anni per Michele Turco, 43 anni, di Brindisi; 13 anni e 4 mesi, nonché 10mila euro di multa, per Fabio Sciarra, 41 anni, di Brindisi; 12 anni e mezzo, con 10mila euro di multa, per Simona Sciarra, 49 anni, di Brindisi; 12 anni e 9mila euro di multa ad Antonio Camon, 62 anni, di Brindisi; 14 anni e 20mila euro per Angelo de Fazio, 48 anni, di Brindisi. Le richieste tengono conto della diminuzione di un terzo del rito abbreviato, il processo si sta svolgendo davanti al giudice per l’udienza preliminare Alcide Maritati. Si torna in aula il 18 ottobre ed il 29 novembre per le arringhe difensive degli avvocati Raffaele Missere, Giuseppe Guastella, Dario Budano, Stefano Prontera e Cosimo Lodeserto. La sentenza potrebbe arrivare nella stessa giornata del 29 novembre.

Associazione mafiosa

Perché sono state così alte le richieste della rappresentante dell’accusa? Perché buona parte degli imputati risponde di associazione mafiosa, con le estorsioni nel suo core business: «Tutte perpetrate a Brindisi e nei confronti di una pluralità di imprenditori (sia con consistente capacità reddituale che ai danni dei piccoli esercenti)», si sostiene nel capo di imputazione. «Attività estorsiva espletata anche in occasione degli eventi attrattivi organizzati sul territorio, quali il Wine Festival, il salone nautico Puglia Snim e la festa del santo patrono di Brindisi. E comunque finalizzata ad assicurarsi la gestione dei settori economici tipicamente attenzionati dalla Sacra corona unita».

Capo anche dal carcere

Secondo la ricostruzione dell’inchiesta, Ivano Cannalire avrebbe continuato a mantenere il ruolo di capo ed organizzatore mentre era recluso nel carcere di Taranto. Come faceva? Avrebbe avuto a disposizione un telefono cellulare, ma si sarebbe avvalso anche di altri canali: attraverso i colloqui con la compagna Simona Sciarra, con i “pizzini” e grazie anche al disponibilità - questa l’accusa - del compagno di cella Michele Turco a fare da tramite attraverso i suoi parenti. Se questa tesi sia fondata o meno lo dirà la sentenza. Intanto per tutti gli imputati vale la presunzione di non colpevolezza fino al pronunciamento dell’ultimo grado di giudizio.

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Quotidiano Di Puglia