Nuovi studi, nuovi risultati in ambito sanitario. E una integrazione all’esposto in procura presentato tre anni fa per chiedere verità e giustizia. In sei, tra malati...
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Il faro, secondo quanto è stato spiegato ieri dal primario del reparto di Radioterapia dell’ospedale Perrino, Maurizio Portaluri, e dall’avvocato Giovanni Brigante che non si occupa del caso come legale (è assistito da Chiara D’Adamo), ma come parte lesa per via dei problemi di salute che egli stesso ha avuto, è il nuovo studio i cui esiti sono stati presentati in Regione qualche settimana fa. Il cosiddetto studio “Forastiere”. L’ostacolo da superare, per mirare a una affermazione di responsabilità, è la complessità della zona industriale di Brindisi che ricomprende diversi siti e quindi molte potenziali fonti di inquinamento. Difficile individuare un nesso di causalità che colleghi direttamente l’attività industriale di una azienda in particolare con gli effetti sulla salute dei cittadini. Ma possibile, ora, secondo Portaluri per via della riconducibilità alle emissioni di benzene (prodotto solo dall’industria chimica) di alcune patologie.
A sottoscrivere l’integrazione all’esposto che nel 2014 ha portato all’apertura di un’inchiesta, nell’ambito della quale non vi sono al momento indagati (potrebbe trattarsi di una scelta tecnica, atteso che è in corso la riunione in un unico fascicolo di tutte le denunce analoghe ricevute) sono stati in sei: si tratta di Giorgia Masiello, Annunziata Medico, Patrizia De Leonardis, Vincenzo Gaudino, Francesco Caiulo e Giovanni Brigante.
Viene asserito che: «Per le cause di morte e per incrementi determinati si sono rinvenuti incrementi significativi del rischio di morte per tutti i tumori, per i tumori del pancreas e per le malattie dell’apparato respiratorio in tutti gli inquinanti analizzati».
Nell’esposto sono stati anche rappresentati gli esiti di vicende giudiziarie avviate in altri territori. A Porto Marghera dove vi sono state quattro condanne in appello; a Bussi sul Tirino, dove c’è la discarica ritenuta gemella a quella di Micorosa, e Mantova dove pure vi sono state sentenze al momento confermate in secondo grado per reati a vario titolo di disastro ambientale e avvelenamento delle acque. Ad eccezione delle posizioni per cui è maturata la prescrizione.
Sulla base dello studio Forastiere, i denuncianti quindi chiedono una consulenza tecnica per accertare se nella comunità scientifica sia radicata una legge scientifica di copertura che consenta di ricollegare eziologicamente l’esposizione alle sostanze benzene, benzene, Idrocarburi policiclici aromatici ed Idrocarburi leggeri e pesanti e patologie tumorali a carico dell’apparato linfoematopoietico; se i casi segnalati nell’esposto e gli altri dello stesso tipo nosologico riportati nello studio citato, siano tra i più esposti agli inquinanti cancerogeni efficienti sul sistema eolinfopoietico emessi dal Petrolchimico di Brindisi e se l’esposizione sofferta dagli esponenti rientri nel range di esposizioni ritenute potenzialmente lesive». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia