Il datasheet diffuso dalla Regione nel quale vengono esposti i cambiamenti che riguarderanno nel futuro prossimo l'organizzazione della rete strutturale dell'Asl di...
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Il parere di Arturo Oliva, segretario regionale del Cimo, il sindacato dei medici, non è in linea con quello del direttore generale brindisino. La differenza di valutazione tra i due parte dall'origine del discorso: Oliva, a differenza di Pasqualone che vede l'azienda già pronta al cambiamento, infatti, è molto preoccupato per la “prova su strada” cui verrà sottoposto il sistema una volta entrato definitivamente in vigore. Espandendo il concetto, il segretario regionale nutre dei seri dubbi che l'azienda, così come appare sulla carta diffusa dalla Regione, con i riallocamenti, le aperture e le chiusure di reparti, non reggerà alla prova pratica a causa dell'atavica carenza di risorse umane. «Nel documento della Regione e nelle valutazioni del direttore generale - spiega Oliva - si fa più volte cenno agli standard del decreto ministeriale 70, il regolamento recante la definizione degli standard qualitativi, organizzativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera. Bene, da quello che mi è parso di capire, nell'analisi dell'Asl manca la parte relativa all'organizzazione. Come faremo a mantenere gli strandard previsti dal “dm 70” con i pesanti vincoli imposti alla spesa per il personale, col precariato che attanaglia tutte le figure professionali operanti nella sanità?».
Il segretario dei medici ricorre ad alcuni esempi relativi allo stato attuale delle cose per eslicitare i suoi timori. «La radiologia degli ospedali di Francavilla Fontana e Ostuni, ad oggi, non garantisce la continuità assistenziale ma va avanti a provvedimenti di mobilità d'urgenza dal Perrino per mantenere un minimo di servizio. In questo modo si ottengono due effetti negativi: non si offrono prestazioni all'altezza nei due ospedali definiti dal nuovo piano di riordino di I livello e di base e si perdono dei validi dirigenti medici che, sballotati da una parte all'altra, si disaffezionano all'azienda e la mollano alla prima occasione utile». Secondo Oliva, quindi, prima di applicare la pecetta di ospedali di II o I livello o di presidio di base bisogna fare in modo che le strutture siano attrezzate da un punto di vista materiale e umano a erogare un servizio all'altezza di quelli che sono i requisiti contenuti nel decreto ministeriale 70.
«Il decreto deve essere la bussola non solo quando si parla di posti letto ma anche e soprattutto quando si deve garantire una continuità assistenziale a tutto tondo: che senso ha raddoppiare i posti letto di medicina al Perrino se non si hanno i medici e gli infermieri necessari a gestire il reparto? Perché classificare l'ospedale di Brindisi come hub se non si può sottoporre un paziente a un'endoscopia digestiva d'urgenza e lo si trasferisce ancora sanguinante a Lecce? Come si fa fronte alla carenza di personale in geriatria, in medicina, in radiologia interventistica? Che senso ha chiudere nefrologia a Francavilla e mantenerla a Martina Franca? Alla luce di questi interrogativi e delle valutazioni del direttore generale, al quale va dato il merito di provare a migliorare lo stato attuale delle cose, è naturale pensare che c'è qualcosa che non quadra: in questo modo non credo che il futuro della sanità locale, non solo quella brindisina, possa dirsi roseo. Le procedure concorsuali vanno a rilento e, di questo passo, non si riuscirà ad avere una pianta organica all'altezza del servizio che si intende offrire ai cittadini. Lo stesso discorso si può fare per la rete territoriale dell'assistenza: se la riconversione delle strutture non avviene in contemporanea coi cambiamenti previsti negli ospedali, si rischia una sorta di assalto al forte che intaserà il Perrino tanto da portarlo al collasso». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia