«Sparò per ferire e non per uccidere» e lo fece «dopo essere stato provocato». E’ così che il gip Maurizio Saso ha motivato la sentenza...
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La pena stabilita è il frutto dell’accordo raggiunto tra la difesa, sostenuta dall’avvocato Cosimo Deleonardis e il pm Valeria Farina Valaori. L’accusa per Laveneziana, che subito dopo i fatti andò dai carabinieri a confessare, era di omicidio preterintenzionale. Per lui era stato disposto, vista l’evidenza della prova, il giudizio immediato. Si trova agli arresti domiciliari e ha ottenuto però il permesso di andare a lavorare.
I fatti sono stati compiutamente ricostruiti in fase di indagine proprio grazie al contributo reso da Laveneziana e confermato anche dai testimoni presenti.
Il proiettile, rileva ancora il giudice: “non era destinato ad organi vitali”. Gli sono state concesse le attenuanti generiche e quella della provocazione. La visita sgradita per altro era stata preceduta da una lettera minatoria fattagli pervenire dal carcere dove Zaccaria era recluso. Nella missiva dava a Laveneziana del “cornutone” e gli scriveva inoltre che avrebbe voluto “dargli mazzate” che “quando gli fanno la Tac devono prendere il microscopio per vedere il pezzo più grande delle ossa”.
Per questo la pena di 4 anni è stata ritenuta congrua. Al conto si è arrivati partendo dalla pena base di 10 anni, ridotta a 6 anni e 8 mesi per la concessione delle generiche, poi ancora diminuita di un terzo per la tipologia di rito scelto, per l’appunto il patteggiamento. Per Laveneziana è stata altresì disposta l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia