È giallo sui tesori rubati nella chiesa di San Paolo l'Eremita

È giallo sui tesori rubati nella chiesa di San Paolo l'Eremita
Cala il silenzio e resta il mistero sui preziosi tesori sacri rubati nella chiesa-museo di San Paolo l’Eremita a Brindisi due mesi fa. Un giallo che sembra...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Cala il silenzio e resta il mistero sui preziosi tesori sacri rubati nella chiesa-museo di San Paolo l’Eremita a Brindisi due mesi fa. Un giallo che sembra non interessare nessuno nonostante una stretta connessione degli oggetti di oreficeria sacra (trafugati nella notte tra il 17 e il 18 marzo molto probabilmente su commissione e con un modus operandi certosino) con la storia civile e religiosa dei brindisini.

Due mesi di attesa senza alcuna svolta

“Si può svaligiare un intero museo e farla franca? Non solo davanti alla Legge, ma anche davanti all’opinione pubblica?”, ha scritto ieri sul giornale online “Huffington Post” Teodoro De Giorgio, docente universitario, storico dell’arte e collaboratore presso la Direzione Regionale Musei Puglia della Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura. E ancora: “Dopo due mesi dal furto, la notizia non sembra interessare più alcuno, compresi molti brindisini. Ma ci si può dimenticare del proprio patrimonio culturale? Della propria memoria storica? La Chiesa e il popolo di Brindisi devono rassegnarsi alla definitiva perdita della collezione di argenti antichi e, magari, metterci una pietra sopra come in passato? La risposta è no. Sarebbe imperdonabile farlo, come rifugiarsi nel silenzio, anticamera dell’indifferenza collettiva, perché quegli argenti sono un pezzo di carne viva dei brindisini”. Parole che, ad oggi, non hanno trovato alcuna risposta. 

La lettera dell'arcivescovo rimasta senza risposta

Nonostante l’immediato appello espresso dall’arcivescovo Giovanni Intini, insieme a un forte sentimento di amarezza. “Stamattina l’amara scoperta - iniziava così l’accorata lettera trasmessa agli organi di stampa -. Questo gesto offende sia la sensibilità religiosa che quella culturale della nostra città e della diocesi che da pochissimo aveva allestito il museo consapevole del suo dovere di conservare il grande patrimonio artistico lasciato dai padri. Nel frattempo confidiamo nell’azione investigativa delle forze di polizia che son già al lavoro per individuare i colpevoli e restituire gli oggetti rubati”. 

Oggetti legati alla storia, antica e recente, della città

Una rara e preziosa collezione di cimeli sacri (ostensori, pissidi, calici, teche per oli santi, piatti da parata e suppellettili in argento provenienti dal Tesoro del Capitolo della Cattedrale e di produzione napoletana del Sei-Settecento) finita chissà dove insieme al calice realizzato nel 2008 dall’orafo greco ortodosso Zidron Leoandaris a Ioannina, in Grecia, in occasione della visita a Brindisi del Papa Benedetto XVI. Da citare, inoltre, la sparizione dell’ostensorio utilizzato per tanti secoli dai vescovi di Brindisi durante le processioni del Corpus Domini. Una tradizione religiosa, quella del “cavallo parato” che è ormai prossima: si tiene infatti nel corso del mese di giugno. “Vorremmo sperare di confidare in un ravvedimento di chi ha compiuto questo gesto”. 

Un'offesa nei confronti di tutti i brindisini

Era stato il nuovo appello lanciato dal vescovo Intini alla banda di ladri, finito purtroppo nel vuoto di un’indagine che si spera possa fare finalmente chiarezza per riconsegnare alla città un tesoro che testimonia una storia, una fede e una cultura. Sul calice donato a papa Benedetto XVI, a poche ore dal furto si era così espressa anche la direttrice della biblioteca arcivescovile “De Leo” Katiuscia Di Rocco: “Rappresenta la venuta del Papa in una città. Se i brindisini hanno questo sentimento così forte di appartenenza si devono sentire offesi interiormente perché gli hanno levato un parte dell’anima”. La notte del furto la banda aveva perso per strada alcuni oggetti preziosi dopo l’entrata in funzione dell’allarme, ma non aveva per niente impensierito il loro lavoro: tagliare delle inferriate (cancello e finestra con l’utilizzo di una smerigliatrice elettrica) e con una mazza ferrata rompere delle teche già prefissate e molto probabilmente commissionate da qualche esperto di opere sacre. Purtroppo, ad oggi, le belle parole non hanno impensierito nessuno, facendo rimanere la rabbia del silenzio. 

Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia