L’ente Provincia resta, i 120 lavoratori della "Santa Teresa" no

L’ente Provincia resta, i 120 lavoratori della "Santa Teresa" no
Era una sentenza scritta già da giorni, forse mesi, ma la notizia dell'invio delle lettere di licenziamento per i 120 lavoratori della Santa Teresa, la società...

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Era una sentenza scritta già da giorni, forse mesi, ma la notizia dell'invio delle lettere di licenziamento per i 120 lavoratori della Santa Teresa, la società in house della Provincia di Brindisi, è una di quelle che non può lasciare indifferenti. L'epilogo della storia che ha tenuto sulle spine i dipendenti della partecipata era noto da tempo, nonostante i mesi passati a cercare una qualche soluzione che potesse salvare il salvabile: l'unico meritorio effetto prodotto dagli sforzi delle istituzioni coinvolte, Provincia, Prefettura e Regione più alcuni singoli esponenti del Parlamento e del Consiglio Regionale, è stato quello di aver chiuso il 2016 senza licenziamenti, mantenendo i servizi in carico alla ditta. 

La comunicazione ufficiale è arrivata ieri alle parti sociali e porta la data del giorno precedente, il 7 dicembre. “Dopo ampia discussione - si legge nel documento con il quale la Provincia comunica il licenziamento dei lavoratori - anche con riferimento alla proposta di legge di stabilità 2017 in corso di approvazione da parte del Parlamento (che non dà prospettive di finanziamento), e date le poste di bilancio di previsione 2016 tutt'ora in corso di esame e approvazione del Consiglio Provinciale, è emerso che, allo stato, non sussiste la benchè minima possibilità di affidamenti di servizi per l'anno 2017”. Insomma, a partire dal principio dell'anno nuovo, non ci saranno le risorse per portare avanti il lavoro della partecipata. 
 
Questo, però, non vale solo per la Santa Teresa: nelle stesse condizioni si trova, infatti, il Centro di prima accoglienza fauna selvatica in difficoltà di Ostuni, organismo dipendente dalla Provincia che si occupa di fornire un servizio di ricovero della fauna selvatica omeoterma (uccelli e mammiferi) ferita, fratturata o intossicata, prestando le cure alimentari, igieniche e di assistenza veterinaria, con relativa degenza, riabilitazione e rilascio in natura. Anche in questo caso, oltre alla cessazione del servizio, si perdono altri posti di lavoro. 
Tornando alla Santa Teresa, neanche l'ultimo disperato tentativo di ricorrere alla Regione per chiedere di attivare degli ammortizzatori sociali è andato a buon fine. «Al termine dell'incontro, di comune accordo tra le parti presenti - prosegue il documento - si è stabilito di avanzare la proposta di attivare presso la Task force regionale un tavolo dove trattare la vertenza occupazionale dei lavoratori della Santa Teresa al fine di valutare la possibilità di concedere agli stessi la "cassa integrazione in deroga. Conclusasi la riunione e sentito informalmente il presidente della Task force, Leo Caroli, lo stesso ha riferito che non vi è alcuna possibilità di attivare detto ammortizzatore sociale presso l'ente regionale in favore delle società partecipate come la Santa Teresa spa». 


Spentasi anche quest'ultima speranza, non c'è stato altro da fare se non prendere atto della situazione e, in definitiva, gettare la spugna. «In relazione a quanto sopra, non resta che dare esecuzione a quanto stabilito dalla deliberazione di Consiglio Provinciale del 25 novembre, demandando al management di Santa Teresa di attivare ogni azione di legge utile onde evitare di arrecare danno erariale all'ente». Che, tradotto in linguaggio comune, significa che la Santa Teresa chiude i battenti e i suoi dipendenti rimangono a casa.  Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia