L’indicazione “Made in Italy”, posta con tanto di bandiera tricolore su 27mila capi d’abbigliamento con nomi di aziende pseudo italiane, faceva solo parte...
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L’intero carico di felpe (alcune con la scritta “Venezia, Italia” sul pettorale), di chiara fabbricazione cinese, è stato scoperto e sequestrato nei giorni scorsi dai finanzieri del gruppo della Guardia di finanza di Brindisi, assieme ai funzionari della locale Agenzia delle dogane, nell’ambito dei potenziati servizi di vigilanza operati all’interno dell’area doganale del varco di Costa Morena.
Il carico delle felpe, stipato a bordo di un Tir partito da un porto greco, nel corso di una verifica ha dimostrato chiaramente che tale merce non aveva nulla di italiano: era di fabbricazione cinese ed era stata introdotta nel territorio comunitario per essere poi destinata alla commercializzazione come prodotto nazionale. In seguito a quanto accertato, il conducente del mezzo - un cittadino di nazionalità greca - è stato denunciato a piede libero alla locale Procura della Repubblica e le 27mila felpe sequestrate per violazione della tutela del “Made in Italy” e la vendita di prodotti industriali con segni mendaci: tutti gli elementi che caratterizzavano la falsa provenienza erano rappresentati in modo tale da indurre il consumatore a ritenere - erroneamente - che il prodotto fosse genuinamente italiano. Proprio la dicitura su alcune felpe “Venezia, Italia” e la classica forma a righe del tessuto in uso nei negozi della città lagunare ha lasciato pochi dubbi sulla possibile destinazione finale di quel carico.
Il nuovo sequestro segue di pochi giorni il fallito tentativo di introdurre in Italia ben 6,5 tonnellate di sigarette, nascoste sotto un carico di arance. Un’attività di servizio, quella della Guardia di finanza di Brindisi, unitamente ai funzionari della locale Agenzia delle dogane, che si inserisce in un ampio dispositivo operativo, finalizzato alla repressione del transito irregolare di persone e merci lungo una linea di confine che vede interessare gli scambi con l’Albania e la Grecia.
Un traffico che nei primi tre mesi dell’anno ha già toccato cifre da capogiro con la contraffazione: prodotti che di fabbricazione italiana avevano solo la dicitura, come nel caso dei 27mila capi d’abbigliamento prodotti ancora una volta in una fabbrica cinese e poi (per altre vie) arrivati a Costa Morena a bordo del Tir condotto dall’autista greco. A fine febbraio, un carico di cappellini e sciarpe di famose griffe come Armani, Gucci, Louis Vuitton, Hugo Boss, Nike, nonché della casa automobilista Ferrari e delle squadre di calcio spagnole Real Madrid e Barcellona, ben contraffatto e ancora “Made in China”, era stato sequestrato prima di arrivare attraverso il suolo italiano a una società che opera in Spagna. Ma anche scarpe con il marchio tarocco “New Balance” o “Adidas” : gli stessi periti della note aziende titolari del marchio, prontamente interpellati, avevano confermato la contraffazione delle calzature sottoposte a sequestro. Infine, non mancano altri capi d’abbigliamento (tra cui pigiami, vestaglie e abbigliamento per il mare) con falsa attestazione di origine e di differente tipologia rispetto alla merce dichiarata in importazione. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia