BRINDISI - Brindisi “alternativa”, forse anche all’avanguardia, quanto a metodi di difesa assegnati alle forze dell’ordine. Dopo il taser, la pistola...
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C’è un regolamento, infatti, che disciplina gli strumenti autodifesa che nebulizzano il principio attivo naturale a base di “oleoresin capiscum” e che quindi non arrecano offesa alla persona. Ma unicamente un fastidio temporaneo che placa forme di aggressività.
Secondo le disposizioni del ministero dell’Interno devono contenere percentuali definite di miscela e di sostanza, che non ha da essere infiammabile, corrosiva, tossica, cancerogena o con aggressivi chimici.
Le bombolette devono essere sigillate alla vendita e munite di un sistema di sicurezza contro l’attivazione accidentale. Infine, avere una gittata utile non superiore a tre metri.
Così i vigili avranno a disposizione le bombolette spray, mentre già settimane fa era stato reso noto che i poliziotti della questura di Brindisi avrebbero avuto in dotazione i Taser, una pistola elettrica, nell’ambito di un progetto di sperimentazione che ha luogo in 11 città: da Brindisi a Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Palermo, Catania, Padova, Caserta e Reggio Emilia.
Le linee guida emesse dal Dipartimento della Pubblica sicurezza definiscono il Taser«un’arma propria», che fa uso di impulsi elettrici per inibire i movimenti del soggetto colpito. La distanza consigliabile per un tiro efficace è dai 3 ai 7 metri. Il Taser «va mostrato senza esser impugnato per far desistere il soggetto dalla condotta in atto».
Se il tentativo fallisce si spara il colpo, ma occorre «considerare per quanto possibile il contesto dell’intervento ed i rischi associati con la caduta della persona dopo che la stessa è stata attinta». Bisogna inoltre tener conto della «visibile condizione di vulnerabilità» del soggetto (ad esempio una donna incinta) e fare attenzione all’ambiente circostante per il rischio di incendi, esplosioni, scosse elettriche. «Il Taser - ha spiegato il ministro dell’Interno Matteo Salvini giorni fa, dopo la firma del decreto - è un’arma di dissuasione non letale ed il suo utilizzo è un importante deterrente soprattutto per gli operatori della sicurezza che pattugliano le strade e possono trovarsi in situazioni border line laddove una misura di deterrenza può risultare più efficace e soprattutto può ridurre i rischi per l’incolumità personale degli agenti. L’Arma, ha fatto sapere il Viminale, è in dotazione alle forze di polizia di circa 107 paesi, tra cui Canada, Brasile, Australia, Nuova Zelanda, Kenya e in Europa in Finlandia, Francia, Germania, Repubblica Ceca, Grecia e Regno Unito. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia