Da laboratorio politico, luogo di avanguardie e sperimentazioni durevoli e consapevoli, a modello in scala dei terremoti nazionali. La Puglia elettorale si risveglia così,...
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Salta tutto. E persino la rivendicazione delle vittorie è un esercizio arduo. Il Pd piazza l’allungo in quattro comuni (Fasano, Gallipoli, Palo del Colle e Ruvo) su 10 ballottaggi, ma sente sue anche Laterza e Massafra, dove a vincere sono candidati fuoriusciti dal centrosinistra democrat e sui cui però il Pd s’è ricompattato frettolosamente a pochi giorni dal ballottaggio; Noicattaro e Ginosa vanno al M5s, mentre il centrodestra “puro” conquista solo San Giovanni Rotondo. Nel mezzo è bagarre di etichette, civismo, laboratori arditi: il già citato rassemblement di Brindisi, ma anche Nardò (civiche con innesti di Forza Italia e di sinistra), Grottaglie (sinistra e ambientalismo), e San Giorgio, Adelfia, Gioia del Colle (civiche ora di destra, ora di sinistra, ora ad assetto misto). Sperimentazioni che solo il tempo dirà se avranno la capacità di radicarsi e ramificarsi, o no. Ma la sensazione di fondo è una: accordi e disaccordi sono stati del tutto casuali, frutto di faide, veti parcellizzati e localizzati o di intese spericolate, senza puntuali e tracciabili regìe centrali o regionali. Il che accresce la sciagura perché spalanca le porte a ulteriori incertezze.
Una delle tracce caratterizzanti ai ballottaggi pugliesi è così l’alto tasso di litigiosità, che incrementa la fluidità dei confini e la tendenza al “liberi tutti”. Il Pd, innanzitutto, presta troppo facilmente il fianco a conflittualità e diaspore, con l’effetto di produrre emorragie di dirigenti locali e raddoppi di candidature. Il che chiama in causa la segreteria regionale a guida Emiliano, che evidentemente non è riuscita nei mesi pre-elettorali ad arginare le fuoriuscite o a sancire tregue durevoli. Il caso-cardine è la provincia di Taranto: Pd sfilacciato, sbattuto fuori, già al primo turno, da tutti e cinque i ballottaggi, e in un paio (Laterza e Massafra) ha dovuto recuperare terreno e rapporti al ballottaggio. Spiazza peraltro - e anche qui qualcosa dovrebbe spiegarlo Emiliano - la rinuncia preventiva e generalizzata alle primarie, metodo che era ormai ritenuto consolidato e strutturale in Puglia, quasi una liturgia laica: sarebbero forse state utili a Brindisi per rianimare la piazza; e altrove (nel Tarantino, ad esempio) avrebbero tenuto a freno le liti e ricompattato i ranghi, evitando divorzi esiziali o scelte difensiviste. E la “lezione al contrario” di Gallipoli qualcosa vorrà dire: ha vinto Stefano Minerva, scommessa di Emiliano, ma soprattutto giovane dirigente con una storia ben inscritta nel perimetro Pd. Né è chiaro l’assetto di alleanze dem: grandi abbracci al centro (o persino a Ncd, sempre a Brindisi), rafforzato l’asse con La Puglia in più (il movimento di Dario Stefàno), e invece allentato il legame con la sinistra vendoliana. Ma, anche qui, l'omogeneità è criterio affatto scontato. E intanto c’è l’urgenza, ora, di recuperare i tanti gruppi e gruppetti locali fuoriusciti dal partito, e di farlo in fretta.
Ma i fuoriclasse del conflitto auto-distruttivo sono nel centrodestra. Il dazio delle spaccature di un anno fa, tempo di regionali, è ancora salatissimo. E c’è di più: anche lì dove la coalizione ha recuperato unità e pace, non è riuscita a far bene. Addirittura fuori dopo il primo turno in molti casi (Fasano su tutti), al ballottaggio ha fallito a Grottaglie, Ginosa, Massafra, Gioia, Ruvo. La domanda allora è: ha senso continuare a inseguire la vecchia foto di famiglia? E a quali condizioni? Fanno bene i CoR a sperimentare, per sopravvivere, alleanze inedite come a Brindisi (dove Fitto ha ottenuto le tanto agognate primarie)? E Forza Italia come intende rifondarsi?
In mezzo a un mobilità così radicale dei due blocchi classici, è chiaro perché in Puglia ci siano state ben 7 rimonte su 16 ballottaggi, e siano sbocciati il civismo (tra protagonismi locali, liti intestine e laboratori magari poco ortodossi), l’ansia di nuovismo (tanti i sindaci under40; moltissimi i volti al debutto totale) e lo spazio per la cavalcata del M5s. Nei due Comuni conquistati, i pentastellati non solo vincono in sorpasso, ma al ballottaggio raggiungono quota 70%: hanno di fatto aggregato un elettorato parecchio variegato per estrazione, e molto fluttante. Un dato ormai diffuso, e con il quale tutte le forze politiche dovranno giocoforza fare i conti. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia