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«Senza iPad niente lezioni». La preside chiede alle famiglie degli alunni l’acquisto solo del dispositivo Apple: è polemica alla scuola Mazzini.
La richiesta
Un modulo che rende necessario l’acquisto di un iPad perché i ragazzi possano svolgere regolarmente le lezioni è diventato terreno di scontro tra genitori, gravati da costi a loro dire troppo alti, e la dirigente scolastica della scuola Mazzini Modugno di via Suppa.
Nel corso dell’incontro genitori-insegnanti, mamme e papà sono venuti a conoscenza dell’obbligatorietà dell’acquisto di un dispositivo a prezzi ben indicati dalla scuola. Dai 469 euro del pacchetto più economico comprensivo di device da 64gb fino ai 729 euro per chi volesse provvedere all’acquisto di un dispositivo con 256gb, nel mezzo i prodotti da 559 e 639 euro.
La querelle si è sviluppata attorno all’obbligatorietà dell’acquisto. Accusa però che la stessa dirigente scolastica ha fin da subito rispedito al mittente, evidenziando come al momento dell’iscrizione i genitori erano stati avvisati dell’acquisto. Una politica della scuola pubblica che ha diviso l’utenza. A fare arrabbiare le famiglie è il passaggio conclusivo del modulo, in cui si legge che per coloro i quali non vorranno procedere all’investimento si avrà la «necessità di proseguire il percorso scolastico del proprio figlio presso altro istituto». Un aut aut che non è piaciuto, fosse solo per l’unicità del brand. Ai ragazzi non è stato fatto presente che sarà necessario un tablet generalista, alcuni dei quali sono acquistabili anche a prezzi più accessibili, ma proprio uno strumento Apple. Marca notoriamente esosa.
La reazione dei genitori
Dalle famiglie però arrivano reazioni contrastanti, non tutte ostili.
Il ragionamento in teoria è quello giusto, sempre di più tra i nostri giovani il gap in materia tecnologica li rende meno competitivi. Il punto è quello di rischiare un aumento sostanziale delle disuguaglianze, soprattutto all’interno di una scuola pubblica che potrebbe impiantare anche tra i più giovani il seme della diversità. Spiegazioni ne aveva fornite la preside della scuola Maria Dentamaro ai microfoni di Telebari nelle ore successive al caso, spiegando che «dal 2015/2016 esiste un Piano nazionale per la Scuola digitale oltre alla legge 107, e il ministero impone un curriculum digitale – ha detto - abolendo la distinzione tra classi digitali e classi tradizionali. Tutti i nostri docenti hanno fatto 120 ore di formazione e sono ora Apple Teacher». La preside Dentamaro fa riferimento alla missione numero sei del piano nazionale di ripresa e resilienza, il cui slogan recita Bring Your Own Device ovvero Porta il tuo dispositivo. «Se il ministero ci desse i soldi per comprare device per tutti, saremmo ben lieti di farlo purtroppo così non è» si è giustificata la preside. Per le famiglie con Isee basso sarà comunque permesso di ricevere il tablet in comodato d’uso, così da non costringerle ad una spesa eccessivamente esosa. Il tema dell’alfabetizzazione digitale rimane comunque uno degli argomenti fondamentali per il mondo della scuola, luogo dove per primi i ragazzi dovrebbero imparare ad avere un rapporto sano con la programmazione. Sarà compito delle istituzioni, nazionali e locali, evitare che il progresso della formazione comporti un gap sociale tra gli iscritti.
[RIPRODUZ-RIS]© RIPRODUZIONE RISERVATA - SEPA
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Quotidiano Di Puglia