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E’ stata ribaltata la sentenza di primo grado: il Comune di Bari, la Regione e il ministero della Cultura dovranno risarcire con 8,5 milioni circa la Sudfondi Srl, ora in liquidazione, per il danno patrimoniale subito dall’abbattimento dei palazzi di Punta Perotti nel 2006.
Il presidente Emiliano
“Nessun dubbio sulla demolizione di Punta Perotti. La sentenza della Corte d’Appello di Bari - dice il presidente della Regione, Michele Emiliano - ha condannato gli Enti convenuti in giudizio (Comune, Regione e Ministero) per aver consentito agli inizi degli anni '90 la realizzazione di Punta Perotti e non certo per aver disposto l’abbattimento. Quindi parliamo di responsabilità amministrative risalenti nel tempo. Infatti, la Corte territoriale ha ritenuto che all’epoca della adozione (1990) e della approvazione (1992) delle due lottizzazioni e relativo rilascio della concessione edilizia (1994) il Comune non potesse farlo, perché lì non si poteva costruire, per la presenza dei vincoli di inedificabilità previsti dalla normativa regionale e statale vigente. Quindi i piani di lottizzazione non erano legittimi, perché privi della necessaria autorizzazione paesaggistica. La Corte d’Appello ha ritenuto responsabili anche la Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali (organo periferico del Ministero) e la Regione, per aver consentito il rilascio della concessione edilizia. Finalmente una parola chiara e, spero, definitiva sulle responsabilità politiche e amministrative di questa vicenda”.
La nota del Comune di Bari
«La Corte d'Appello ha enormemente ridimensionato la richiesta della società costruttrice che ammontava a circa 540 milioni di euro.
La sentenza di primo grado nel 2014
Nel 2014, in primo grado, il Tribunale rigettò la richiesta di risarcimento, oggi il provvedimento opposto. I costruttori lamentavano il fatto che avevano ricevuto dal Comune le autorizzazioni a costruire, salvo poi scoprire che sul lungomare sud non si poteva edificare. Da qui la richiesta di risarcimento, ottenuta parzialmente rispetto alla cifra chiesta di 540 milioni. La sentenza è lunga 230 pagine.
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Quotidiano Di Puglia