Caso escort: Tarantini condannato a due e dieci mesi. I legali avevano chiesto l'invio degli atti alla Consulta

Caso escort: Tarantini condannato a due e dieci mesi. I legali avevano chiesto l'invio degli atti alla Consulta
Due anni e 10 mesi a Gianpaolo Tarantini, l'imprenditore barese che ha portato tra tra il 2008 e il 2009 alcune escort nelle residenze di Silvio Berlusconi. La condanna...

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Due anni e 10 mesi a Gianpaolo Tarantini, l'imprenditore barese che ha portato tra tra il 2008 e il 2009 alcune escort nelle residenze di Silvio Berlusconi. La condanna definitiva arriva dalla Cassazione che ha rigettatto i ricorsi della procura generale di Bari e della difesa contro la sentenza con la quale il 26 settembre dello scorso anno dalla Corte d'Appello di Bari aveva condannato l'imprenditore pugliese a 2 anni e 10 mesi per reclutamento per aver portato tra il 2008 e il 2009 alcune escort nelle residenze di Silvio Berlusconi.  Nel corso della requisitoria davanti ai giudici della Suprema Corte il sostituto procuratore generale della Cassazione Luigi Giordano, in accoglimento del ricorso presentato dalla Procura Generale di Bari, aveva chiesto, invece, un processo d'Appello per valutare un aumento di pena. «Attendiamo le motivazioni della sentenza per capire quale è stato il ragionamento fatto per arrivare a questa decisione», ha commentato il difensore di Tarantini, l'avvocato Nicola Quaranta, dopo il verdetto dei giudici della Terza Sezione Penale di conferma della condanna a due anni e 10 mesi.

La condanna dell'imprenditore

Tarantini, difeso dagli avvocati Nicola Quaranta e Vittorio Manes, a settembre del 2020 in Corte di Appello, ha visto ridotta la condanna da 7 anni e 10 mesi del primo grado a 2 anni e 10 mesi del secondo grado per prescrizione di 14 dei 24 episodi contestati. Condanna confermata oggi dai supremi giudici che hanno anche dichiarato inammissibile il ricorso della parte civile Patrizia D'Addario, che era stata esclusa in Appello ma 'riammessà davanti alla Suprema Corte. 

Gli avvocati di Tarantini

«Noi applichiamo la legge penale non il codice morale». Così il professor Vittorio Manes, difensore assieme al collega Nicola Quaranta di Gianpaolo Tarantini, ha chiuso il dibattimento nel processo in Cassazione a carico dell'imprenditore pugliese, facendo proprie le parole riecheggiate nel tribunale di Lille nel processo a Dominique Strauss-Kahn. Secondo i difensori di Tarantini, infatti, va valutata «la tassatività della fattispecie» di reclutamento contestata, anche perché mancano a loro parere, «i tratti dell'offensività» del reato. «Il reclutamento presuppone una stabilità del rapporto di adesione, assimilabile a un rapporto di subordinazione», mentre - ha sostenuto Manes - nel caso concreto «non c'è certezza sull'esito dell'ingaggio». Tra le richieste dei difensori al collegio anche quella di valutare l'eventuale rinvio degli atti alla Consulta affinché chiarisca i termini del reclutamento nell'ambito della legge Merlin.

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Quotidiano Di Puglia