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«Un clima di sopraffazione, psicologica e psichica che, peraltro, hanno chiaramente percepito anche persone estranee al nucleo familiare dell'imputato». E' un passaggio delle motivazioni della sentenza con cui il tribunale di Bari, lo scorso 30 novembre, ha condannato a sette anni di carcere Vito Passalacqua, imputato per maltrattamenti nei confronti delle figlie e della moglie, Michelle Baldassare, la 50enne morta suicida nel febbraio 2023. Il suo corpo carbonizzato, e con un coltello conficcato nel torace, fu ritrovato nelle campagne di Santeramo in Colle. Due mesi prima, Passalacqua era finito ai domiciliari, dopo la denuncia per maltrattamenti in famiglia da parte della moglie.
La donna era stata accolta in una casa protetta, dove era rimasta fino a pochi giorni prima della sua morte.
Anche le figlie nel mirino
Passalacqua avrebbe denigrato anche il percorso di psicoterapia affrontato dalla moglie, ritenendolo «una stronzata cui era preferibile andare a mangiare una pizza». I maltrattamenti avevano come destinatari anche le due figlie. Sottoposte anche a forti pressioni psicologiche, impattanti sulla salute mentale. Una di loro «ha raccontato anche della grave depressione nella quale è caduta durante i primi anni di università - interrompendo gli studi presso una facoltà fortemente voluta dal padre, che a lei non piaceva - e dell'assunzione di psicofarmaci prescritti dallo specialista». Soffriva anche lei di un «disturbo ossessivo da ricondursi al clima familiare oppressivo e alla sua costante paura di fallire, evidentemente generata dalle aspettative che il genitore faceva gravare su di lei e dalle reazioni denigratorie che assumeva di fronte ai fallimenti della figlia». Sono state le stesse sorelle, nel corso del processo, a raccontare il clima vissuto in casa: «Le sorelle Passalacqua hanno precisato, infatti, che le reazioni violente del padre e le condotte denigratorie e sminuenti nei loro confronti venivano scatenate da eventi banali e insignificanti - come la pasta troppo salata, il pane tagliato male a tavola, la manifestazione di un'opinione diversa su fatti ordinari - presi a pretesto dall'imputato per dare sfogo alla propria furia».
Quotidiano Di Puglia