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Beni, per un valore complessivo di circa 2,3 milioni di euro, sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza del Comando provinciale di Bari nei confronti di due società, con sede nel capoluogo pugliese, che svolgono attività di fabbricazione di prodotti per l'edilizia, ma anche dei suoi tre amministratori, quale profitto dei reati di dichiarazione fraudolenta mediante l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e indebita compensazione d'imposta.
Dichiarazioni fiscali mendaci
Il provvedimento preventivo è stato emesso dal gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura della Repubblica e costituisce l'epilogo delle ispezioni della Agenzia delle Entrate nei confronti delle società e dei successivi approfondimenti del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria.
Secondo l'accusa, accolta dal gip, le prestazioni, da un lato, non avrebbero rispettato le condizioni normative necessarie per beneficiare del credito d'imposta, riconosciuto alle imprese che investono in attività di ricerca e sviluppo, per mancanza dei requisiti di novità, creatività e incertezza, elaborati in ambito Ocse ('Manuale di Frascatì) e recepiti dal legislatore nazionale; dall'altro, si sarebbero rivelate inesistenti sulla base di diversi indici di anomalia (reiterati inadempimenti fiscali da parte del consorzio, insufficienti pagamenti delle prestazioni fatturate da quest'ultimo, omessa documentazione dei costi di ricerca e sviluppo sostenuti, etc.). La Procura ha avanzato richiesta di sequestro per equivalente di beni e utilità, anche in vista della possibile confisca, per inibire il consolidamento del vantaggio economico derivante dalla presunta evasione. Il gip l'ha accolta.
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