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«Cristo si portò la croce da solo e io da solo mi muovo». Le parole di Vito Cutrone, ex dipendente storico di Baritech, racchiudono un'immagine che non solo riporta in primo piano il mistero pasquale della Croce, ma è emblematica di quello che stanno vivendo i 113 ex dipendenti della fabbrica delle mascherine. Di meltblown per la precisione, quel tessuto non tessuto, utilizzato principalmente per le mascherine chirurgiche ma anche per interni auto, pannolini e altro. Solitudine e abbandono. È questo lo stato d'animo della maggior parte dei 113 lavoratori di Baritech.
«Vengo tutti i giorni qui al presidio, davanti ai cancelli, ma vado anche su in Comune, in Prefettura, dal presidente della task force continua Cutrone e lo faccio da solo. Ho quasi litigato con la mia organizzazione sindacale. Perché, per dirla con le parole di Giorgio Gaber, quando la pace è troppo duratura, la mollezza è il peso che si paga. Perché quel peso notevole che bisogna esercitare sulle istituzioni, io non lo sto sentendo. I risultati sono che siamo qui. Non ci sono più convocazioni. È evidente che è tutto studiato a tavolino. Questo dopo 4 decenni di lavoro in questa fabbrica».
Presidio no stop
Il presidio continua infatti dinanzi ai cancelli di Baritech e dinanzi alla Prefettura, tutte le mattine, escluso i giorni festivi c'è sempre un gruppo di lavoratori.
«Il problema è che siamo tutti over 50 e c'è grande difficoltà a ricollocarci. Non si trova nulla. Io - afferma Nicola De Marinis - avevo mansioni di operatore meccanico in Baritech. Oltre 35 anni trascorsi dietro questi cancelli fra Osram e Baritech. Siamo troppo giovani per andare in pensione ma vecchi per trovare un nuovo lavoro». «A me dopo la Naspi gli fa eco Vito Cutrone - ci sono altri 4 anni prima di poter arrivare alla pensione. Grazie alla Fornero». Ma dopo il sacrificio c'è la resurrezione, quella in cui tutti i lavoratori sperano. Anche perché in un talk andato in onda una settimana fa su un emittente locale, Giorgio Lopresti, il famoso portavoce di Arborio e altri imprenditori del nord, ha ribadito chiaramente di essere disposto ancora a rilevare, per nome di quel gruppo, capannoni, dipendenti e macchinari. Non solo, ma ha sostenuto che se la trattativa non è andata a buon fine nonostante la proposta irrevocabile di acquisto, ciò è dipeso dallo spostamento dei macchinari dalla sede centrale e il deterioramento degli stessi, molti pezzi, secondo Lopresti, sarebbero stati lasciati sul piazzale con le immaginabili conseguenze. Giorgio Lopresti ha preannunciato l'invio di una lettera a tutti gli attori della vicenda da Emiliano, a Decaro, Caroli e sindacati, perché gli sia data una risposta. Quanto alla Pasqua di Resurrezione gli ex lavoratori la trascorreranno per lo più con i familiari, nessun week end o pranzi luculliani. «Trascorreremo la Pasqua in famiglia. Almeno per stare con i figli dichiara Cutrone - e non far subire loro più di quanto stiano già subendo, i ragazzi stanno studiando e affogano il dispiacere nello studio. Sarà una Pasqua molto, molto sobria». «Prevedo una Pasqua molto ristretta e a risparmio economico» conclude De Marinis.
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