Spesa, il caro prezzi non si arresta più: e un chilo di pane sfiora i 4 euro

Spesa, il caro prezzi non si arresta più: e un chilo di pane sfiora i 4 euro
I rincari a Bari continuano in modo esponenziale e la borsa della spesa delle famiglie è sempre meno pesante ma sempre più costosa. ...

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I rincari a Bari continuano in modo esponenziale e la borsa della spesa delle famiglie è sempre meno pesante ma sempre più costosa.


Stando alle ultime rilevazioni, il prezzo del pane, un bene di prima necessità, è arrivato a costare in città quasi quattro euro al chilogrammo.

I dati sui rincari

I dati in merito sono stati diffusi nei giorni scorsi al “Villaggio contadino” di Roma, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione che si celebra domani, 16 ottobre, alla presenza, tra gli altri, del presidente di Coldiretti Ettore Prandini, del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e del governatore della Regione Lazio Francesco Rocca. 


D’altronde, stando ai dati Istat, nel primo trimestre di quest’anno, a causa del caro prezzi, gli italiani sono stati costretti a tagliare del 4,7% le quantità di prodotti alimentari acquistate nel 2023, ma nonostante tale riduzione degli acquisti la spesa è aumentata di un 7,7% a causa dei rincari determinati dalla crisi energetica. Per quanto riguarda l’aumento del pane va sottolineato che non coincide con il prezzo del grano. Infatti, il grano invece viene pagato agli agricoltori solo circa 24 centesimi, il 32% in meno rispetto allo scorso anno. E dal grano al pane, quindi, il prezzo aumenta di oltre 17 volte, tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l’acqua per ottenere un chilo di prodotto finito, con una forbice che non è mai stata così ampia. 

Coldiretti


Se a Bari si arriva quasi a 4 euro per un chilo di pane, precisamente 3,78 euro (dati dell’osservatorio prezzi del Ministero dello Sviluppo economico ad agosto), nelle altre città la forbice varia tra i 3 e i 5 euro, con un rincaro che arriva fino ad un +20%, secondo l’analisi Coldiretti basata su dati dell’Ismea e dell’Istat relativi all’inflazione media nei primi otto mesi del 2023, in confronto con lo stesso periodo del 2022. Tra le soluzioni che potrebbero migliorare la situazione, come sottolineato da Coldiretti, quella di introdurre anche per pagnotte e panini l’obbligo dell’indicazione in etichetta, se confezionato, o sul libro degli ingredienti, se non confezionato, dell’origine del grano impiegato, proprio come accade per la pasta. «Oggi il pane non confezionato non ha etichetta – spiegano da Coldiretti -, ma nel punto vendita deve essere presente il libro degli ingredienti, a disposizione dei clienti. Il pane viene commercializzato con la denominazione di vendita che fa riferimento al tipo di pane (00, 0, 1, 2, integrale, se di grano tenero, oppure di grano duro, etc.). Nel libro degli ingredienti, invece, troveremo in ordine decrescente gli ingredienti utilizzati, ovvero il tipo di farina, acqua, lievito, sale. Per pani particolari ci possono essere altri ingredienti».

«Nel caso di pane preconfezionato o confezionato – aggiungono - sulle etichette ci devono essere, oltre agli ingredienti, anche il termine di conservazione e le condizioni di conservazione. Inoltre, dobbiamo sapere se il pane è stato ottenuto da un impasto parzialmente cotto e surgelato (sia non confezionato che confezionato)». Già nel mese di luglio, Assoutenti aveva lanciato l’allarme relativo ad un possibile nuovo aumento dei prezzi che avrebbe portato una famiglia a spendere in media un 10% in più per pane e cereali (pasta, riso, gallette, crackers, e derivati vari), per cui considerando una spesa media annua a famiglia di 1.320 euro l’aumento sarebbe pari a 132. Una situazione sempre più difficile per le famiglie a cui diventa sempre più necessario trovare una soluzione che permetta a tutti, dai produttori ai consumatori, di poter vivere serenamente.
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