Lesioni personali e minacce gravi con l’aggravante mafiosa. Contestando questi reati la Procura di Bari ha chiuso le indagini preliminari sull’aggressione subita il 9...
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Nel’inchiesta è coinvolta anche la 59enne Angela Ladisa, consuocera della Laera, accusata di oltraggio a pubblico ufficiale. In particolare, stando alla denuncia della vittima e agli accertamenti disposti dalla magistratura barese, la cronista quel giorno era andata davanti casa della famiglia Caldarola, nel cuore del quartiere Libertà di Bari, dove era allestita una camera ardente perché la stessa mattina era deceduta una familiare, chiedendo informazioni sui procedimenti penali in corso nei confronti del figlio. La Laera aveva reagito minacciando la giornalista con frasi del tipo «qui non c’è nessuna storia», «bastarda» e «non venire più qua che ti uccido» e colpendola al volto. Così le avrebbe provocato un trauma contusivo al viso e al padiglione auricolare sinistro. Tali condotte sarebbero aggravate dal metodo mafioso in quanto «l’intimidazione - si legge nell’imputazione - era tesa all’affermazione del controllo del territorio, in considerazione della sua qualità sia di condannata per partecipazione ad associazione di tipo mafioso denominata clan Strisciuglio, sia di moglie di Lorenzo Caldarola, condannato in due occasioni per associazione di tipo mafioso e detenuto al tempo del fatto quale capo promotore del clan operante nel quartiere Libertà». Subito dopo la presunta aggressione, la consuocera dell’indagata sarebbe intervenuta offendendo gli agenti di Polizia intervenuti sul posto e dicendo loro «non dovevate venire a rompere i c...né voi né quella». (Ansa) Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia