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Prevenzione nelle scuole, ma anche un controllo più serrato sul territorio da parte delle forze dell’ordine. Genitori ed educatori sono convinti di dover seguire un percorso comune nel combattere il fenomeno del bullismo, ormai diventato a Bari una piaga sociale. E per questo stanno preparando delle linee guida da sottoporre al sindaco Antonio Decaro a cui hanno chiesto un intervento immediato per arginare un problema ormai diventato dilagante.
I genitori tempo fa si sono uniti in un gruppo Facebook ‘Bullistop - Vivere Bari senza paura’. Una pagina che oggi conta centinaia di iscritti e che fin dalla sua nascita non si pone come obiettivo quello di fare discorsi sul bullismo o di lottare contro tale piaga in quanto, come sottolineano i genitori che ne fanno parte, non ne hanno le competenze, ma puntano a coltivare l’attenzione della gente. Alba Nardone, anima del gruppo stesso, in seguito all’ennesimo episodio denunciato, relativo ad una aggressione avvenuta sul lungomare la sera di qualche giorno fa, aveva pubblicamente chiesto un incontro al primo cittadino e al prefetto. E Decaro ha risposto presente all’appello, anche se al momento a causa dei diversi impegni non è ancora stata stabilita una data. Nardone dichiara «di aver massima fiducia nelle istituzioni» e si aspetta «un immediato intervento».
I contributi
Ha voluto dare il proprio contributo con la propria esperienza ai genitori che fanno parte del gruppo Bullistop, Raffaele Diomede educatore professionale ed esperto in criminologia minorile. Ha diretto per tanti anni la comunità per minori dell’area penale di Bari “Chiccolino” chiuso nel 2021 e poi rimodulata per far posto ad un centro servizi per le famiglie.
L’idea di un incontro tra genitori per raccogliere le proposte da presentare alle istituzioni «ha raccolto già parecchie adesioni e dovrebbe tenersi a breve», perché precisa Diomede è «volontà di tutti vederci in tempi stretti per delineare dei punti che poi possono diventare anche dei suggerimenti concreti per sensibilizzare l’amministrazione». Quello che vediamo e di cui parliamo, ha spiegato l’educatore, «è solo la punta dell’iceberg». Infatti dei reati dei minori di 14 anni non ci sono dati precisi «perché per loro non scatta un procedimento penale». C’è quindi «tutto un sommerso legato al mondo della devianza che poi non corrisponde ad un reato penalmente perseguibile». Per l’esempio l’abbandono scolastico «anche se - precisa l’educatore - le scuole sono tenute a segnalarne i casi, non tutte spesso sono cosi puntuali nel farlo».
E ancora, Diomede parla di precocità sessuale, che non è un reato penale, «ma è sicuramente un segnale distorsivo. Così come lo sono i comportamenti violenti in classe. Sono tutti elementi che indicano un malessere generale della società giovanile». Parla di prevenzione, ma anche di interventi immediati Maria Elena Casarano Giancane, madre di un ragazzo di 15 anni, e anche lei parte del gruppo Facebook Bullistop. «In questo momento non è sufficiente parlare di semplice prevenzione - dichiara la mamma. Ormai il danno è fatto - dice - e quindi bisogna intervenire sui nostri ragazzi. Ora. Immediatamente». È necessario quindi «incrementare per esempio il controllo delle forze dell’ordine, anche con delle ronde magari in borghese. È indispensabile una maggiore presenza di pattuglie. Non parlo di uno stato di polizia - precisa però la mamma - ma è necessario intensificare i controlli, soprattutto sui mezzi pubblici». Il genitore sostiene infatti che «da quando è entrata in vigore la formula dell’abbonamento a 20 euro, non ci sono più i controllori che rappresentavano sicuramente un deterrente. Anche queste piccole cose contribuiscono ad un maggiore senso di sicurezza». Per Casarano Giancane, inoltre la prevenzione è si fondamentale, ma per le future generazioni. Bisogna educare i ragazzi ma non con iniziative autonome che partono dai singoli istituti, ma si dovrebbe intervenire a livello istituzionale. Serve educare i nostri ragazzi dai banchi di scuola».
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