Il gup del Tribunale di Bari, Giovanni Abbattista, ha condannato alla pena di 14 anni di reclusione la 24enne di Castellana Grotte Lidia Rubino, imputata per l'omicidio...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Al tempo del fatto, stando agli accertamenti psichiatrici e tossicologici, aveva un tasso alcolemico oltre la norma e - secondo la perizia psichiatrica - stava vivendo un «momento dissociativo». Stando alla perizia medico-legale, la bimba, ribattezzata «Chiaraluna», nata sana al termine della gravidanza, sarebbe morta nel giro di alcune ore anche a causa del freddo e dell'acqua del mare. Le indagini sulla vicenda sono state coordinate dal pm di Bari Giuseppe Dentamaro e delegate agli agenti del Commissariato di Monopoli. Inizialmente era indagato per concorso nell'omicidio il compagno della ragazza, la cui posizione è stata poi archiviata.
«Lidia, ancora oggi, è molto scossa e provata dall'accaduto. È profondamente pentita». A parlare è l'avvocato della 24enne di Castellana Grotte, condannata oggi a 14 anni di reclusione per l'omicidio volontario di suo figlia, partorita e abbandonata sugli scogli di Monopoli (Bari). «È evidente che al momento dei fatti ci sia stato un black out, - ha detto il legale - qualcosa che si è verificato e che ha inficiato le capacità cognitive e volitive della ragazza. Lidia, ormai da molti mesi, è agli arresti domiciliari in una comunità terapeutica in cui sta affrontando un importante percorso di recupero». «Quello che i processi penali non possono fare è restituire la vita alle vittime, - ha continuato Miccolis - ma quello che dal processo si pretende è una accurata e attenta valutazione di quanto accaduto e delle ragioni che l'hanno determinato. Agli operatori del diritto è richiesto proprio questo, la lucidità e la capacità di non farsi trasportare dai sentimenti e dalle emozioni. Emozioni forti che ormai da tempo travolgono Lidia». «La sentenza di oggi chiude la prima fase di questo processo. Attendo di conoscere le motivazioni della sentenza, - ha concluso il difensore - ma è certo che ricorreremo in appello» Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia