Si è suicidato nel carcere di Sanremo Bartoleo Gagliano il serial killer di Savona condannato di recente a oltre 6 anni di reclusione per l'evasione dal carcere di Marassi e...
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Gagliano, lo scorso 14 gennaio, è stato condannato a sei anni e 10 mesi di reclusione per essere evaso nel dicembre del 2013 dal carcere di Marassi, a Genova, durante un permesso premio. Fu arrestato a Mentone qualche giorno dopo. I reati contestati a Gagliano erano evasione, sequestro di persona, rapina dell'auto aggravata dall'uso dell'arma.
Il serial killer era uscito dal carcere genovese per recarsi a trovare la madre a Savona ma non era più rientrato. Per fuggire aveva costretto un panettiere savonese a farsi accompagnare a Genova. Da qui era poi fuggito verso Mentone dove era stato riconosciuto e catturato.
Nato nel 1958 a Nicosia (Enna) e trasferitosi da piccolo in Liguria con la famiglia, Bartolomeo Gagliano commise il primo omicidio nel 1981 quando a Savona spaccò la testa di una prostituta con una pietra. Fu assolto perchè ritenuto infermo di mente e condannato a 10 anni da scontare in ospedale psichiatrico dove avvenne il sodalizio criminale con un altro detenuto. Seguirono le evasioni durante licenze premio, l'assassinio di un transessuale e di un travestito e il tentato omicidio di una prostituta. Fu assolto per vizio totale di mente e trasferito in ospedale psichiatrico giudiziario. Nel 2006 fu condannato per rapina, aggressioni, detenzione di armi. La concessione dell'ultimo permesso premio, che gli permise l'evasione, innescò numerose polemiche e una ispezione ministeriale al carcere di Marassi, ma poi risultò che l'iter seguito era stato regolare.
Il poliziotto. «Era silenzioso, praticava attività sportiva in modo costante nella sua cella, dov'era organizzato con i suoi pesi. Guardava la televisione e era molto schivo, non amava legare con gli altri detenuti e poche volte usciva per l'ora d'aria». Questo il profilo del serial killer Bartolomeo Gagliano tracciato dall'assistente capo della polizia penitenziaria Maurizio Galluzzo, vice segretario regionale del sindacato Sappe, uno degli operatori di polizia che è intervenuto in soccorso del serial killer. Secondo i poliziotti che meglio lo conoscevano, Gagliano era una persona «molto irrequieta e instabile che cercava di tenere a freno la propria aggressività».
Il nipote. «Non lo sentivamo e non lo vedevamo più dal giorno del suo arresto.
Il pm. Narcisista, con manie di protagonismo, una vita difficile e «burrascosa, sempre al di fuori dalle righe. Quello che è successo, visto il suo carattere, era abbastanza prevedibile». Così Alberto Landolfi, il magistrato che prima a Savona e poi a Genova ha seguito le vicende giudiziarie del serial killer Bartolomeo Gagliano, ricorda l'uomo oggi suicida in carcere. «Circa 25 anni fa - ha detto Landolfi - Gagliano era rimasto coinvolto in un conflitto a fuoco dove rimase ferita una studentessa e un tassista rimase miracolosamente illeso. Gagliano è stato anche protagonista di una serie di rapine. Ricordo quella a un ufficio postale. Quando venne arrestato, al momento dell'interrogatorio, in uno scatto d'ira cominciò a prendere a testate i mobili dell'ufficio». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia