Dove non arriva una legge dello Stato perché difficile da rispettare e facile da eludere subentra la Regione nell'interesse primario della salute dei minori. Il caso...
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Ma Matteo frequenta le elementari e alle primarie, così come alle medie, per i piccoli non immunizzati al massimo si procede con una sanzione pecuniaria. Ed è qui che si inserisce la Regione Lazio perché altri casi analoghi potrebbero emergere in futuro. La riflessione è chiara: se in un nido tutti gli iscritti, per poter frequentare, devono avere i libretti vaccinali in regola anche nell'interesse primario dei soggetti deboli per non mettere a rischio la loro salute come piccoli affetti ad esempio da tumori perché la stessa precauzione deve saltare alle elementari o alle medie? Un bambino di 8 anni affetto da leucemia non può permettersi di contrarre la varicella allo stesso identico modo (clinicamente parlando) con cui non può farlo un piccolo di 2 anni malato di tumore.
LA PROPOSTA
«Chi non si vaccina spiega l'assessore regionale alla Sanità, Alessio D'Amato non può andare a scuola. Presenteremo già in settimana un disegno di legge regionale per estendere l'obbligatorietà vaccinale anche alle elementari e alle medie, coprendo così tutti gli anni della scuola dell'obbligo». Appare evidente e la vicenda del piccolo Matteo lo dimostra come la legge nazionale sull'obbligatorietà vaccinale abbia creato uno squilibrio. Mentre le malattie non conoscono età, sesso e colpiscono indistintamente. «Nel Lazio i dati sulle vaccinazioni sono molto alti conclude D'Amato il 97% dei bambini in età scolastica è coperto dai vaccini, esiste però una minoranza ma come tale non può prevalere su una maggioranza». Ciò che si punta a garantire è lo stesso trattamento a prescindere dall'età nella salvaguardia del diritto alla salute. La proposta dunque punterebbe ad allargare l'obbligatorietà vaccinale con le relative sanzioni, tra cui l'espulsione o la non ammissione a scuola, fino al compimento della terza media. Attenzione: salvaguardando sempre il principio di autodeterminazione ma stabilendo delle pene certe e univoche per chi decide di contravvenire alle norme.
L'INCONTRO
Intanto oggi nell'istituto di via Bobbio (quartiere San Giovanni-Appio) dov'è iscritto il piccolo Matteo i medici dell'Asl Rm2 incontreranno la direzione, i docenti e le famiglie comprese quelle no-vax per spiegare scientificamente cosa potrebbe accadere ad un organismo immunodepresso se entrasse in contatto con focolai di morbillo, ad esempio, o rosolia e varicella. Per il momento nulla è avvenuto a risoluzione del problema: il piccolo Matteo sarebbe potuto tornare in classe già l'8 febbraio. Terminata la chemioterapia lo scorso 27 dicembre, la patologia è in remissione ma ciò non significa che il piccolo sia guarito dalla leucemia. Lui chiede sempre quando potrà tornare in classe. Mamma e papà gli hanno detto che è meglio non andare a scuola in questo periodo di grande freddo. Forse un giorno gli racconteranno la verità o sarà lui a scoprirla da solo: difendersi dal pregiudizio richiede una forza maggiore di quella necessaria a combattere un tumore.
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Quotidiano Di Puglia