Panico, rabbia, proteste e ricorsi legali, forse anche una class action. E caos negli aeroporti. Sono le reazioni, in Usa e nel mondo, all'ordine esecutivo con cui Donald...
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Il Nyt è sceso subito in campo sostenendo che il provvedimento è «illegale» perchè viola la legge Usa che dal 1965 vieta qualsiasi discriminazione contro gli immigranti basata sull'origine nazionale. Una discriminazione aggravata da quella religiosa, dato che Trump, oltre a mettere nel mirino solo Paesi musulmani, ha disposto di dare priorità in futuro ai rifugiati cristiani o di altre minoranze religiose perseguitate. Col paradosso inoltre che nel suo bando il presidente, pur citando l'11 settembre, ha «dimenticato» i Paesi da cui provenivano gli attentatori: Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Libano, dove in alcuni casi possiede degli asset.
L'Iran è stato il primo Paese a reagire. Dopo le critiche del presidente Hassan Rohani («Oggi è tempo di riconciliazione e convivenza, non di erigere muri tra le nazioni»), Teheran ha deciso di applicare il principio della reciprocità contro questo «affronto» che rischia di essere «un grande dono agli estremisti». L'attrice iraniania Tanareh Alidoosti, protagonista del film 'The Salesman' (Il cliente) candidato agli Oscar, ha intanto deciso di boicottare la cerimonia di premiazione. Immediata anche la replica dell'Onu: l'Organizzazione internazionale per le migrazioni e l'Alto commissariato Onu per i rifugiati hanno chiesto agli Usa di «continuare ad esercitare il loro forte ruolo di leadership» e a rispettare «la lunga tradizione di proteggere coloro che fuggono da conflitti e persecuzioni». Francois Hollande è stato invece il primo leader europeo ad invocare la «fermezza» del vecchio continente nel dialogo con Trump, prima di ricevere la sua telefonata. «L'Europa deve definire una politica estera comune per affrontare il resto del mondo», ha detto, ricordando che «il protezionismo non fa parte del Dna europeo». Anche il mondo della cultura si mobilita. «Mi si spezza il cuore nel vedere che oggi il presidente Trump chiude la porta ai bambini, alle madri e ai padri che fuggono dalla violenza e dalla guerra», ha scritto su Fb il premio Nobel per la pace 2014 Malala Yousafzai.
La protesta cresce pure in Usa, dove il giro di vite di Trump potrebbe avere conseguenze boomerang, e non solo sul fronte della sicurezza. Le persone sospese dal suo provvedimento mentre erano già in volo per gli Stati Uniti sono state fermate e detenute agli aeroporti di arrivo. Come capitato a due rifugiati iracheni fermati allo scalo di Ny. Gli avvocati che li rappresentano hanno già presentato ricorso e avviato le procedure per una possibile class action. Anche vari gruppi per la difesa dei diritti umani stanno affilando le armi per una battaglia legale. Tra questi, il Consiglio per le Relazioni americano-islamiche. Le compagnie aeree si stanno però già adeguando alle nuove misure, bloccando i passeggeri nella 'lista nerà anche negli scali partenza.
L'inquietudine monta pure nel mondo accademico e studentesco americano.
Quotidiano Di Puglia