Trombosi in conseguenza del vaccino? Come sapere se si è a rischio e quali esami vanno fatti

Trombosi in conseguenza del vaccino? Come sapere se si è a rischio e quali esami vanno fatti
Eppur ci sono. Rarissime, e in pochi casi, le trombosi che si sono verificate in Italia dopo la somministrazione del vaccino Astrazeneca sono al momento...

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Eppur ci sono. Rarissime, e in pochi casi, le trombosi che si sono verificate in Italia dopo la somministrazione del vaccino Astrazeneca sono al momento 11. Più quattro decessi, tutti registrati nell'ultimo rapporto sulla farmacovigilanza del'Agenzia italiana per il farmaco (Aifa). Il rischio che si verifichino resta infinitesimale, ma per scongiuralo è importante una valutazione clinica operata sul singolo paziente dal medico: che lo aiuterà a scegliere quale vaccino è migliore. Di come avviene l'anamnesi ne parla il presidente dell'Ordine dei Medici di Roma, il dott. Antonio Magi.

Quali sono gli esami che un medico può indicare al paziente per scongiurare il rischio trombosi?

La situazione deve essere valutata dal medico che conosce il paziente. Ci sono alcuni test che si possono fare, anche costosi. Sono test tromboembolici con un costo ticket di circa 300 €. Altri sono indicati in questo documento.

Nel Lazio si parla della possibilità di vaccinazione «volontaria» per gli under 60 per le restanti dosi di Astrazeneca. C'è qualche rischio? Visto che ne è stato raccomandato l'uso principalmente per gli over 60?

No, va bene. Ma sempre con il controllo medico. Se è volontario e poi ha una sindrome per cui è predisposto alla trombosi, è una sciocchezza. 

Qual è il rischio di eventi di trombosi?

Se facciamo una verifica quante trombosi venose dà una sigaretta e quante sono state provocate dai vaccini, non c'è paragone.

Però, i vaccini sono necessari per tornare alla normalità, mentre la sigaretta possono scegliere anche di non fumarla.

Infatti sono diversi i vaccini, quelli vettoriali (Astrazeneca e J&J) e a RNA messaggero. Il problema è che il medico deve fare una anamnesi accurata. Deve capire se il paziente può fare il vaccino e se ci sono delle controindicazioni cliniche (ovvero se ha delle patologie, sintomi o terapie che possono favorire la trombosi). Il medico dovrà decidere anche sulla base di analisi e test. Non può essere presa in considerazione solo l'età o l'esposizione al rischio, ma è necessaria l'analisi clinica.

Un recente studio ha indicato che due dosi di Pfizer proteggono per sei mesi. E c'è chi afferma che potrebbero essere sufficienti per proteggere dal Covid per sempre.

Non c'è una regola, c'è il soggetto. Se io curo la malattia, il paziente muore. Il medico deve curare il paziente. C'è gente che ha ancora gli anticorpi dopo 8 mesi e gente che non ne ha più. 

Di efficacia se ne parla soprattutto dopo il caso del Cile: oltre il 40% delle popolazione è vaccinata (il 90% con il farmaco cinese) ma la Nazione è di nuovo in lockdown.

In Inghilterra e in Isarele, però, le persone sono tornate alla normalità e molte sono state vaccinate. Nel secondo Paese addirittura senza mascherina, ma con la dovuta prudenza.

In Inghilterra, però, la situazione è simile a quella che si vive qui in Italia: ci si può vedere ai pub ma solo all'aperto.

Hanno il 70% della popolazione vaccinata con Astrazeneca, noi ce lo sogniamo.

 

 

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Quotidiano Di Puglia