Il video dell'abuso con lei «che si lamenta mentre loro ridono e sghignazzano». Ma anche le 11 telefonate al 112 senza mai poter parlare con l'operatore e una...
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La violentano in tre e riprendono con il cellulare, poi le mandano un video: «Lo rifacciamo?»
IL DRAMMA
Il dramma la sera del 15 marzo dopo che la ragazza era uscita per un giro nel centro della città. Lì ha incontrato i giovani che non conosceva. L'hanno invitata a bere in un bar, poi in altri locali e alla fine l'hanno costretta con la forza a salire sulla loro auto e l'hanno portata in un luogo appartato del lungomare Ognina.
Secondo il racconto della vittima, i giovani avrebbero fumato della marijuana. Poi, nella sua ricostruzione, la brutale e bestiale aggressione: chiusa in auto abusata dai tre. «Mentre mi violentavano - ha raccontato la 19enne ai carabinieri - io piangevo e ho chiesto loro di fermarsi in italiano, quindi erano in grado di capirmi. Hanno finito dopo un'ora».
Gli investigatori identificano subito i primi due aggressori . Il terzo nome arriva da controlli su Instagram. Uno di loro l'indomani le ha scritto per potersi rivedere. La ragazza ha accettato, ma per farsi consegnare il video della violenza: «lo voglio distruggere prima che lo mettiate in rete, datemelo o vi denuncio», ha minacciato. Dei tre fermati da carabinieri solo Castrogiovanni si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l'interrogatorio di garanzia. Gli altri, davanti al Gip, hanno sostenuto che lei «ci stava», sì «era un poco brilla» ma era «tranquilla».
«Affermazioni a discolpa» che per il Gip, però sono «ampiamente smentite». Così come, aggiunge, appare «risibile e inverosimile» il non avere colto «le richieste di aiuto della ragazza». Contro di loro, oltre al video, la testimonianza di un barista con il quale i due si vantano e quella di un'altra barista che racconta di avere visto la ragazza scortata in bagno da uno di loro. Ma anche le loro voci in sottofondo in uno dei 5 audio che la ragazza disperatamente ha inviato a un amico chiedendo soccorso e al quale ha mandato il Gps della sua localizzazione («non posso muovermi, sono senza l'auto», si è giustificato lui) e le 11 telefonate al 112 . Il Gip per i tre ha disposto il carcere.
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Quotidiano Di Puglia