Rigopiano. Stefano, speranze finite: il corpo riconosciuto dal tatuaggio

Rigopiano. Stefano, speranze finite: il corpo riconosciuto dal tatuaggio
Chiude la telefonata Alessio Feniello. Dopo tanta rabbia, il dolore. La conferma arriva da un tatuaggio: quel corpo recuperato sotto le macerie, trasfigurato, è quello di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Chiude la telefonata Alessio Feniello. Dopo tanta rabbia, il dolore. La conferma arriva da un tatuaggio: quel corpo recuperato sotto le macerie, trasfigurato, è quello di Stefano. La rabbia per ora cede il posto al dolore e alla necessità di chiudersi nell'intimità della sua famiglia.


La notizia che gela il cuore di Alessio e Maria Feniello arriva poco dopo le 20 quando, all'obitorio dell'ospedale di Pescara viene portato dai soccorritori un altro corpo da identificare. Una quindicina di minuti prima il sindaco Vito Falcone, primo cittadino di Valva, paese d'origine del 28enne morto travolto dalla valanga che ha devastato l'hotel Rigopiano di Farindola, aveva sentito uno zio di Stefano. «Aveva detto di non sapere ancora nulla commenta di essere ancora in attesa, sono stati i suoi parenti di Valva a comunicarmelo». In serata è una cugina del ragazzo a parlare: «E' finita, è finita mio cugino non c'è più. Un ragazzo d'oro! Ci mancherai scrive un amico sulla sua bacheca facebook. «Non ci sono risposte scrive in un lungo post un altro amico chi crede in Dio le prega e cerca una spiegazione di tutto ciò in lui».
 
In tanti ci avevano creduto, avevano pensato che forse Stefano poteva essere nella zona bar o nella hall dove i soccorritori in un primo momento hanno ipotizzato che potesse essersi creata una bolla d'aria. Ma la speranza, si sa, è l'ultima a morire. Una speranza che ha iniziato a vacillare dopo il racconto di Francesca Bronzi, la fidanzata di Stefano, che ha da subito parlato di quella mano sfuggita alla sua, di Stefano che non parlava ma si lamentava e di lei che guardava il suo polso, facendosi luce con la torcia del cellulare fin quando ha avuto la batteria carica. E' stata sempre lei la prima ad insinuare il dubbio in tutti che il ragazzo poteva non avercela fatta, chiedendo di lui. Dov'è Stefano, dov'è? chiedeva ai medici e ai suoi genitori.

«C'era buio, freddo, fuliggine - è lo straziante ricordo fatto da Francesca Bronzi, la fidanzata di Stefano dinanzi alle telecamere di Porta a porta- c'era una trave grossa sospesa sul divano dove eravamo noi». È l'unica volta che parla del fidanzato. Si comprende che ancora non sa che è morto. E prosegue: «Abbiamo sentito almeno cinque scosse...Noi clienti eravamo spaventati e volevamo andare via. Ci hanno detto che la struttura era sicura, aveva retto a tanti terremoti. Poi ho sentito un'esplosione. Non ho capito nulla....è uscito qualcosa dal camino che mi ha travolta e spinta per molti metri. Ero in poco spazio con le ginocchia al petto, potevo girarmi solo sui fianchi».
Il numero delle vittime è salito dunque a 18, mentre scende a 11 il numero dei dispersi. Quel che tutti temevano, è diventato realtà: l'hotel Rigopiano è ormai soltanto una tomba. In quel groviglio di neve, tronchi d'albero e cemento sbriciolato che era il resort a quattro stelle, ci sono soltanto morti. Che il vento fosse purtroppo girato definitivamente al peggio, lo si è compreso già nella tarda serata di lunedì, quando i vigili del fuoco sono riusciti finalmente a bucare il muro che separava la parte già controllata dell'hotel dalle cucine e dalla zona bar. Speravano che dietro a quel muro di cemento armato spesso 80 cm la furia della valanga avesse risparmiato almeno qualcosa. Una stanza, un angolo dove le persone rimaste intrappolate avessero potuto trovare riparo. In fondo è quel che è successo per i bimbi nella sala biliardo e per i sopravvissuti nella hall, vicino al camino. Ma non è andata così.


Continua a leggere sul Mattino digital Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia