Scontrini folli, come il consumatore può difendersi: dal pos al coperto, le giuste regole

La regola del consumatore prevede che tutto ciò che viene scritto sul menù si deve pagare, il resto è opinabile ed il cliente può rifiutarsi di pagare

Scontrini folli? Meglio del post-denuncia sui social, ecco come può difendersi il consumatore
Il vero tormentone dell'estate 2023? Gli scontrini folli. Ormai non si contano più i post sui social di clienti di bar,  ristoranti e stabilimenti balneari che...

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Il vero tormentone dell'estate 2023? Gli scontrini folli. Ormai non si contano più i post sui social di clienti di bar,  ristoranti e stabilimenti balneari che raccontano le loro disavventure estive. Ma oltre allo sdegno per certi comportamenti commerciali poco corretti, il consumatore cosa può fare, oltre che non rimettere piede in quel locale?  L’Unione nazionale consumatori, sulle pagine del Corriere della Sera, spiega quali sono i diritti di chi consuma e che tipo di rimostranze può avanzare all'esercente.

 

 

Pos dove sei

 

Partiamo dal Pos. Per legge il ristoratore o barista non può negarne l’uso e se accade il cliente può chiamare la Guardia di Finanza o la polizia locale che può sanzionare il titolare del locale con 30 euro più il 4% della transazione negata. Ovviamente il buon senso ci dice che se un giorno il Pos è fuori uso, allora è bene avere comprensione, ma se il guasto si ripete, allora bisogna vederci chiaro. E se solo quando arriva il conto si lamenta che il Pos non funziona? «Il cliente deve pagare, certamente, ma poiché il disservizio è responsabilità dell’esercente, può tornare in un altro momento a saldare o fare un bonifico. E nessuno può trattenerlo» avverte Massimiliano Dona, presidente dell'unione consumatori.

Situazione illegale

Inoltre per il Pos non c'è alcun importo minimo, quindi si può pagare anche un caffè ed in genere non si può aumentare l'importo per il pagamento elettronico. In entrambi i casi si possono chiamare la finanza e polizia locale ed «il cliente si può rifiutare di procedere».

Prezzi evidenti

I prezzi della merce devono essere esposti e se si trovano differenze di prezzi tra menù e scontrino, si ha diritto a pagare il prezzo più basso. Stesso discorso per il vino, anche se in Italia non c'è un limite al rincaro, ma ognuno può venderlo a quanto vuole, «però il cliente deve sapere con chiarezza quanto spende».

Scontrini folli

Mai pagare uno, due o qualsiasi euro in più solo per un piatto vuoto o una forchetta pulita in più. «Stoviglie, piatti e tovaglioli dovrebbero essere inclusi nel coperto - spiega Dona, presidente dell'unione nazionale consumatori - motivo per cui - arrivati alla cassa, il mio consiglio è controllare sempre lo scontrino. Se si trovano voci del genere ci si può rifiutare di pagarle». Invece si deve pagare tutto quello che è scritto sul menù. «Se invece non sono segnalati da nessuna parte il cliente può rifiutarsi di pagare quelle voci» e questo vale anche se si chiede di tagliare in due un tramezzino.

 

Stoviglie rotte

Far pagare 20 euro un cliente per un piatto rotto da una bambina è controproducente, anche se in linea teorica si potrebbe fare. Probabilmente il costo di 20 euro per un piatto usato è veramente troppo. Meglio una linea soft da parte del ristoratore. In sintesi, il suggerimento di Dona ai clienti è di parlare con il titolare del locale piuttosto della denuncia postuma sui social. «Quando ci sono incidenti è sempre meglio discuterne, magari si trova un accordo. Postare lo scontrino sui social senza aver detto niente lì per lì lo trovo vile. Dall’altra parte, ai ristoratori dico: vogliamo davvero buttare alle ortiche la reputazione di un settore per due euro del piattino vuoto?»

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Quotidiano Di Puglia