«Mai più schiavi nei campi». La Camera scrive la parola fine sul caporalato. Ieri da Montecitorio è arrivato l’ok definitivo alla nuova legge...
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La normativa prevede anche il potenziamento della “Rete del Lavoro Agricolo di Qualità” quale strumento di controllo e prevenzione del lavoro nero in agricoltura. Proprio nei campi il fenomeno registra da sempre la sua maggior rilevanza per lo sfruttamento dei lavoratori stranieri impiegati nelle raccolte stagionali. La nuova legge prevede anche che le amministrazioni statali saranno direttamente coinvolte nella vigilanza e nella tutela delle condizioni di lavoro nel settore agricolo, attraverso un piano congiunto di interventi per l'accoglienza di tutti i lavoratori impegnati nelle attività stagionali di raccolta dei prodotti agricoli. Il piano presentato dai Ministeri del Lavoro e delle Politiche sociali, delle Politiche agricole alimentari e forestali e dell'Interno, sarà stabilito con il coinvolgimento delle Regioni, delle province autonome e delle amministrazioni locali, nonché delle organizzazioni di terzo settore.
«Lo Stato - commenta il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina - risponde in maniera netta e unita contro il caporalato con questa nuova legge attesa da almeno cinque anni. Ora abbiamo più strumenti utili per continuare una battaglia che deve essere quotidiana, perché sulla dignità delle persone non si tratta. E l'agricoltura si è messa alla testa di questo cambiamento». «Oggi - gli fa eco il ministro della Giustizia Andrea Orlando - è una grande giornata per il lavoro, per la tutela dei diritti e le persone più deboli: si è realizzato un obiettivo che da sempre caratterizza le battaglie della sinistra, quello per la dignità dei lavoratori e delle persone che sono più esposte alle forme più odiose di sfruttamento». Entusiaste anche le reazioni dei sindacati.
«Una giornata storica» per il viceministro allo Sviluppo, Teresa Bellanova. «Una grande emozione. Una norma importantissima - commenta -. La legge approvata in via definitiva alla Camera contro il lavoro nero, lo sfruttamento del lavoro in agricoltura e per il riallineamento retributivo nel settore agricolo è una risposta di civiltà alle tante, troppe azioni criminose compiute sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori vittime di caporalato - aggiunge -. Una legge che dovevamo alle lavoratrici e ai lavoratori immigrati che hanno vissuto nelle nostre campagne condizioni di lavoro e di vita disumane, trovando tuttavia il coraggio di denunciare».
«Oggi il Parlamento - sottolinea l’onorevole Salvatore Capone del Pd - ha sancito una verità indiscutibile: la tutela del lavoro. Non più ghetti, non più braccianti vittime di caporali». M.C.M. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia