Agenti e ufficiali di polizia giudiziaria non sono più tenuti a riferire ai propri vertici, in via gerarchica, le notizie di reato inoltrate all’autorità...
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Quel vincolo, ha stabilito oggi la Corte costituzionale, lede le prerogative costituzionali del pubblico ministero, che in base all’articolo 109 della Costituzione, «dispone direttamente della polizia giudiziaria». Una «sentenza storica» commenta soddisfatto il procuratore di Bari Giuseppe Volpe, che si è visto così accogliere dalla Consulta il conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato che aveva sollevato, unico tra i capi delle procure, come ricorda egli stesso, che parla di un «grandioso successo» perchè si è sventato il rischio di concreto di «fughe di notizie legittimate». «Notizie riservate potevano arrivare dove non dovevano con il rischio di compromissione delle indagini», spiega Volpe, evidenziando che la legge rischiava di «compromettere il segreto istruttorio e la stessa obbligatorietà dell’azione penale». E questo perchè imponeva l’obbligo per la polizia giudiziaria di riferire ai superiori, cioè «anche a organi che non sono di pg, fino ai vertici nazionali che sono di nomina politica, in dipendenza diretta dal Governo». (Ansa) Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia