Un carico di Nutella da mezzo milione di euro sparito nel nulla insieme alla banda che ha architettato una maxi-truffa alla Ferrero. Ma se la dolce crema spalmabile non è...
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L'operazione è stata chiamata "nocciola amara" e ha ricostruito i fili di una vicenda iniziata nel 2016, dando un nome e un volto ai rappresentanti di una società che entrò in trattativa con il gruppo di Alba. Il primo contatto fu una mail con cui si chiedeva alla Ferrero il recapito di un venditore, per accordarsi su una fornitura di prodotti alimentari da portare a Bologna. Fu così che un acquisto da 100mila euro venne consegnato e regolarmente saldato e poco dopo furono prodotti documenti, poi risultati falsi, che dimostravano la solvibilità della società, apparentemente in attivo di oltre tre milioni. Seguì allora un secondo ordine, più importante, da 500mila euro. Anche questa volta la Nutella, caricata su cinque camion, fu inviata e consegnata in un capannone in via Zanardi, nella periferia bolognese.
Ma, diversamente dalla prima spedizione, gli assegni per pagare risultarono scoperti. I funzionari della multinazionale chiesero allora spiegazioni al cliente che aveva dato riferimenti anche questi falsi: dopo essersi scusato per l'inconveniente, promise che avrebbe sistemato le cose in brevissimo tempo. Ma il pagamento non ci fu mai e quando si scavò più a fondo, cercando l'azienda di via Zanardi, si scoprì che a quell'indirizzo c'era un vecchio capannone chiuso e al telefono non rispondeva nessuno. Anzi, spuntarono anche altri creditori, come un benzinaio che aveva rifornito i tir e il proprietario dell'immobile.
Sono iniziate le indagini coordinate dal pm Gabriella Tavano che hanno portato al provvedimento emesso dal Gip Alberto Gamberini nei confronti di Giovanna Sirico, napoletana 34enne, a cui era falsamente intestata la società.
Quotidiano Di Puglia