Lo scontro a Ponte san Ludovico si gioca su fronti diversi, in luoghi diversi: il primo, quello tra Italia e Francia, resta sul filo del confine segnato a terra da una mattonella...
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Se è vero, come dice da Parigi un alto responsabile della prefettura delle Alpes-Maritimes che «la frontiera italo-francese non è mai stata chiusa» e che «Schengen non è mai stato sospeso» anche se ieri c'è stata «un'unica eccezione di brevissima durata ieri, per un'ora o due, sulla litoranea» tra Ventimiglia e Mentone è anche vero che la Francia «ha rimesso controlli fissi che non sono previsti dal trattato». Sta di fatto che dalla frontiera di Ponte san Ludovico i migranti non passano mentre dei 150 che si sono radunati alla stazione in molti hanno preso i treni per Torino da dove lasceranno l'Italia via col di Tenda. Sta di fatto che, dicono fonti interne alla police francese, l'atteggiamento della Francia è chiaro: lanciare un monito all'Italia sulla questione "quote".
Ecco il primo vero terreno di scontro: la gestione delle migliaia di migranti che il protocollo di Dublino intrappola in Italia, paese in cui la gestione dell'immigrazione va di pari passo con la consapevolezza della solidarietà, e che in nome di quel trattato ha il "dovere" di dare asilo ai migranti che sbarcano sulle sue coste. «Il blocco dei migranti al confine italo-francese a Ventimiglia rappresenta la negazione dell'idea stessa di Europa» ha detto il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini a margine di un convegno del Pd a Milano. «Bisogna ragionare sul superamento di Dublino II che mostra tutte le sue difficoltà e che necessita di una rivisitazione profonda».
Dunque il nodo da sciogliere è questo, la "questione Dublino" che deve essere affrontata dai governi centrali. L'altro terreno di scontro è la scogliera di Ponte San Ludovico dove da oltre 24 ore resistono un centinaio di ragazzi che scappano dal Sudan, dalla Libia, dalla Somalia. Alzano i loro cartelli fatti di lenzuola e pezzi di cartone dove si legge la richiesta all'Ue di una migliore politica sull'immigrazione. «Non torneremo indietro» urlano e chiedono alla polizia di fare un passo indietro. La Gèndarmerie non lascia la frontiera e mentre la Croce rossa distribuisce acqua e viveri ai cento sugli scogli, aiutata da cittadini italiani e francesi che portano spontaneamente qualcosa, l'impressione è che i 100 non se ne andranno facilmente: da quella scogliera possono urlare al mondo, perchè ascolti Bruxelles, che la politica dell'immigrazione deve e può essere gestita in modo diverso.
«Noi non torniamo indietro» Sul lungomare di Ponte san Ludovico la politica più che la partecipazione alla disperazione e alla rabbia è la politica: «l'assenza del governo - dicono i neoeletti consiglieri regionali di Forza Italia e Lega nord Scajola e Viale - produce un silenzio assordante» mentre il neogovernatore di Forza Italia Giovanni Toti si chiede se il Piano B di Renzi sia «il bivacco cui stiamo assistendo a Roma, Milano e Ventimiglia». «La destra al governo della Liguria è assolutamente inadeguata ad affrontare il dramma dei profughi a Ventimiglia» ribatte l'ex candidata alla presidenza della Liguria Paita. Il Movimento Cinque Stelle censura l'atteggiamento di Parigi: la «Francia deporta clandestini, si sta macchiando di un crimine contro il diritto europeo ma anche contro l'umanità».
La lunga giornata di Ponte San Ludovico si conclude con la parata razzista di un gruppetto di neofascisti francesi, quelli di Generation identitaire che, muniti di striscione, hanno provato a insultare i 100 degli scogli.
Quotidiano Di Puglia