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La vivandiera e postina nutriva un sentimento profondo per Matteo Messina Denaro. Lo considerava un «regalo in grande stile» in una vita di sacrifici. Perché, scriveva, «penso che qualsiasi donna nell’averti accanto si senta speciale ma soprattutto tu riesci a far diventare il nulla gli altri uomini». “Diletta”, nome in codice di una donna sposata, si prendeva cura del capomafia stragista. «Ero tutto bagnato dal sudore, lavò i miei indumenti, li torceva ed uscivano gocce di acqua», raccontava il mafioso in un pizzino alla sorella Rosalia. Premurosa e preoccupata per le condizioni di salute dell’ex boss malato di tumore, che infatti annotava: «Diletta piange continuamente e non so come fare, mi vede spegnere giorno dopo giorno». “Diletta” per l’anagrafe è Lorena Ninfa Lanceri, 48 anni, arrestata ieri dai carabinieri del Ros con l’accusa di avere favorito la latitanza di Messina Denaro. In carcere è finito con la stessa accusa anche il marito, Emanuele Bonafede, 49 anni. Un rapporto intimo quello fra la casalinga e il boss, tanto da suscitare gelosia in un’altra donna.
AFFARI DI FAMIGLIA
Le indagini della Procura di Palermo, ancora una volta, coinvolgono i parenti di Leonardo Bonafede, storico boss di Campobello di Mazara, ormai deceduto, legato ai Messina Denaro fin dai tempi in cui era vivo don Ciccio, padre di Matteo. Emanuele Bonafede, bracciante agricolo e cameriere in un ristorante, è cugino di Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato l’identità al capomafia, e dell’omonimo impiegato comunale che ritirava le ricette mediche per conto del capomafia. Un’altra cugina è Laura Bonafede, maestra in una scuola dell’infanzia a Castelvetrano, figlia del vecchio Leonardo Bonafede e moglie di un ergastolano. E ora si scopre che la donna intratteneva una corrispondenza con Messina Denaro, mediata da Lorena Lanceri.
LE GELOSIE
Nel covo del capomafia è stata trovata una lettera-diario recentissima.
LE BUGIE
Messina Denaro scriveva anche alla figlia di Laura Bonafede. Provava ammirazione per la ragazza, tanto da sperare che la sua di figlia, Lorenza Alagna, ne seguisse l’esempio. Nella “normalità” di Messina Denaro c’erano i pranzi e le cene a casa di Emanuele Bonafede dove si è fatto fotografare con sigaro e bicchiere di liquore. Dopo l’arresto del boss i coniugi si sono presentati in caserma. Hanno spiegato di avere conosciuto Messina Denaro nel 2018. Diceva di essere un medico anestesista. Mentivano. Lo dimostrano i soldi, 6.300 euro, che il boss ha dato ai coniugi per comprare nel 2017 il regalo di cresima del figlio: un Rolex Oyster Perpetual. «Figlioccio» e «padrino», si chiamavano nei messaggi audio che il boss si scambiava con lo studente. A smascherare le bugie ora ci sono anche le immagini dell’andirivieni di Messina Denaro dall’abitazione della coppia. I nuovi pizzini sono zeppi di nomi in codice che nascondono l’identità di chi ha consentito a Messina Denaro di vivere una latitanza agiata. «20.000 cappotto per Me», c’è scritto in un foglio della contabilità. Si trattava di euro anche se non era specificato.
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