Una lettera anonima lo ha tirato fuori da quell'incubo infinito dal quale non sperava più di uscire. Sono state quelle parole scritte nere su bianco a portare gli...
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Le ricerche sono iniziate quando sul tavolo di Victor Hugo Lobo, a capo dell'autorità per la protezione dei bambini, è arrivata una lettera anonima che conteneva informazioni dettagliate circa la detenzione del piccolo: poco dopo gli investigatori erano alla porta di quell'abitazione nel quartiere Gabriel Hernandez, a nord della città. Ad accoglierli Juan Carlos Loaeza e Olivia Castro, che hanno negato al presenza del bambino. Ma le loro parole non sono bastate a convincere gli agenti, che hanno messo a soqquadro la casa fino a trovare, in una stanza poco illuminata, il bimbo legato mani e piedi a delle catene. Sul suo corpo erano visibili segni di abusi e, una volta portato in ospedale, i medici hanno confermato che il piccolo veniva ripetutamente colpito alla testa, aveva segni di sigaretta su tutto il corpo e mostravi chiari segni di malnutrizione. Antony ha difficoltà a parlare, ma è riuscito a dire agli investigatori il suo nome e quello dei genitori.
Loaeza e Castro, che hanno detto di essere gli zii del bimbo, hanno raccontato che si stavano prendendo cura del piccolo in assenza del padre. Ma per le autorità messicane il dubbio che il bimbo possa essere un cittadino americano rimane forte, tanto da chiedere l'assistenza dell'ambasciata statunitense. «Abbiamo visto un report in cui si parlava di un minore americano in ospedale - ha detto un portavoce dell'Ambasciata - Per motivi legati alla privacy del piccolo non possiamo dire altro».
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Quotidiano Di Puglia