Boschi si confessa: «Sono ancora single e a casa faccio tutto io. Varoufakis? Non è il mio tipo»

Boschi si confessa: «Sono ancora single e a casa faccio tutto io. Varoufakis? Non è il mio tipo»
«Diciamo che prima le cinque del mattino le facevo in discoteca, mentre ora mi capita solo al Senato». Con questa battuta il Ministro delle riforme, Maria Elena Boschi, inizia a...

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«Diciamo che prima le cinque del mattino le facevo in discoteca, mentre ora mi capita solo al Senato». Con questa battuta il Ministro delle riforme, Maria Elena Boschi, inizia a tracciare il bilancio del suo primo anno nel Governo Renzi nella lunga intervista esclusiva pubblicata dal settimanale Chi. Ma parla anche di amore e vacanze.








«È cambiato qualcosa nella mia vita privata? Non ancora. Ma, come diceva mia nonna: “L’amore non vuole che gli si corra dietro”», dice Boschi, confessando di essere ancora single. Ma, rivela anche che presto scapperà per un week end con le amiche di sempre: «Ho già in tasca il biglietto aereo. Partiremo ad aprile, solo per tre giorni. L’ultima volta, con le mie amiche storiche siamo state in Croazia, ma si parla della scorsa estate. Vorrei “scappare” più spesso, ma non si può proprio».



Il ministro confessa poi anche la sua passione per il ballo, passione che però non riesce a soddisfare visto i pressanti impegni di governo: «La discoteca? Ho cominciato tardi, verso i diciotto anni, a frequentarle. Da quando siamo al governo sono riuscita ad andarci solo d’estate, al mare».



Boschi, parla, infine, del ministro greco delle Finanze, Yanis Varoufakis, considerato il nuovo sex symbol della politica europea e primo uomo politico a finire sotto i riflettori per il suo sex appeal. «Raggiungeremo la parità quando non sarà più importante per un politico come si veste o come è d’aspetto, a prescindere che sia uomo o donna. E comunque... non è il mio tipo».



«Non sono dimagrita». «Dimagrita? Macché, ho ripreso due chili. Con questi ritmi si mangia in maniera disordinata», dice ancora Boschi, facendo un bilancio privato del suo primo anno nel Governo Renzi. «Non ho tempo per la palestra. Il carico di lavoro è aumentato rispetto a quando facevo l’avvocato. Lamentarmi però sarebbe ingiusto. Faccio un lavoro bello e appassionante, mentre purtroppo molti miei coetanei sono costretti ad arrangiarsi ancora con lavoretti precari o poco remunerati. Cosa mi manca? Fare una tranquilla passeggiata e andare al cinema qualche volta, forse. Per il resto non ho cambiato le mie abitudini casalinghe: stiro, lavo, pulisco la casa, faccio la spesa. Mi aiuta qualcuno? Finora no».



«È stato un anno di lavoro. Molto intenso», dice ancora il ministro a Chi. «Abbiamo tenuto ritmi sostenuti e chiesto alle Camere di lavorare cinque e anche sei giorni a settimana. Il mio bilancio è positivo anche se resta molto da fare. Abbiamo davanti altri tre anni di duro lavoro per completare ciò che abbiamo in mente e che serve al Paese».



Un rammarico? La rottura del patto del Nazareno. «Ci abbiamo lavorato molto per varare le riforme ed è stato anche merito di Forza Italia partecipare a questo progetto», dice il ministro. «Mi dispiace che FI abbia cambiato idea. Per me non è spiegabile che dopo l’elezione di Mattarella a presidente della Repubblica abbia prevalso la linea Brunetta, che è sempre stato contrario alle riforme. Spero che ci ripensino».



La Boschi elenca, allora, risultati e obiettivi: «La legge elettorale è stata approvata alla Camera e al Senato, siamo riusciti a far passare, anche a costo di qualche notturna, una riforma costituzionale non facile con una trasformazione totale del Senato e il Jobs Act. Questo è il punto più importante, visto che ci sono in ballo i posti di lavoro per migliaia di giovani della mia età. Abbiamo risolto numerose crisi aziendali a Taranto, Gela, Terni, Trieste e Piombino, salvando i posti dei lavoratori, ma non sono ancora soddisfatta su questo fronte. Il fatto che un ragazzo su due della mia età sia senza lavoro è gravissimo, anche se iniziano a esserci segnali positivi».



«I momenti più emozionanti? Uno è stato il viaggio in Congo, quando siamo andati a recuperare i bambini adottati dalle famiglie italiane. Anche lì il nostro lavoro non è finito. Sono sempre in contatto con le famiglie». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia