Vergogna tricolore a Londra, nel Regno Unito, dove sono in attesa della pena due italiani, di 25 e 26 anni, riconosciuti colpevoli...
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Milano, studentessa violentata all'uscita della discoteca Old Fashion: abusata tra le auto parcheggiate
Teatro, un club di Argyll Street, nel cuore di Soho, a Londra. Al culmine di una notte brava sarebbe avvenuto l'incontro con la vittima, una 23enne descritta dai testimoni come ormai ubriaca, quasi incapace di reggersi in piedi e quindi impossibilitata a difendersi o a esprimere liberamente la propria volontà.
Una preda, insomma, secondo le indagini di Scotland Yard, che il duo ha abbordato rapidamente: otto minuti di approccio in tutto prima di spostarsi nello stanzino in cui si sarebbe consumato il violento doppio abuso. Tanto brutale che L. e F. pare siano stati visti uscire un quarto d'ora più tardi sorreggendo dai due lati la ragazza, abbandonata infine in un bagno del locale ferita e semi-incosciente.
Gli imputati si sono difesi sostenendo di aver avuto rapporti «consensuali». Mentre la ragazza ha raccontato ben altro: di essersi risvegliata dolorante e intontita nella toilette, aiutata da una coppia di francesi, e di aver dovuto far ricorso a un ricovero in ospedale, accompagnata quella notte stessa dalla compagna di appartamento, prima di poter mettere nero su bianco la denuncia di fronte alla polizia.
Fino al verdetto emesso ieri da una giudice della Isleworth Crown Court di Londra, il quale ha fatto suo il rapporto degli investigatori imputando a C. e O. di aver «approfittato di una vittima vulnerabile». Di qui la condanna per violenza sessuale e lesioni gravi. Condanna che comporterà un periodo prolungato di detenzione, ha avvertito il magistrato, riservandosi di renderne nota la durata nei prossimi giorni, secondo la procedura del Common Law anglosassone.
A maggior ragione per quel video shock, mostrato durante il processo, con i due inchiodati al di fuori del club subito dopo i fatti a darsi il cinque, ad abbracciarsi e a guardare il filmato dell'aggressione che essi stessi hanno alla fine riconosciuto di aver girato con un telefonino. Senza contare i sospetti legati all'allontanamento in fretta e furia agli italiani nel 2017, tornati entrambi in patria entro pochi giorni dall'accaduto e arrestati solo al ritorno nel Regno un anno più tardi.
La condanna è stata salutata come un atto di giustizia da Rebecca Woodsford, detective di Scotland Yard incaricata del caso, e come «l'epilogo migliore per la vittima di un'esperienza tanto traumatica». «C. e O. - ha aggiunto Woodsford - avevano calcolato di poter attaccare impunemente una persona vulnerabile, vantarsene e filarsela.
Quotidiano Di Puglia