Isee addio, arriva il “quoziente”. Reddito diviso per il numero di figli, ecco come funziona

Per i nuclei composti da 5 persone in su quanto dichiarato sarà frazionato per un coefficiente pari a quattro

Isee addio, ora arriva il “quoziente”: il reddito diviso per il numero di figli
Non è la prima volta che il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ne parla. Lo aveva già fatto nel discorso alle Camere con cui aveva chiesto la fiducia. Meloni...

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Non è la prima volta che il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ne parla. Lo aveva già fatto nel discorso alle Camere con cui aveva chiesto la fiducia. Meloni aveva parlato di un nuovo «patto fiscale», basato su alcuni pilastri, uno dei quali è, aveva spiegato, «la riforma dell’Irpef con progressiva introduzione del quoziente familiare». Di cosa si tratta è noto e, per l’Italia, sarebbe un cambiamento radicale. Si passerebbe dal reddito personale al reddito dell’intero nucleo familiare. In pratica tutti i guadagni dei componenti il nucleo si sommerebbero e poi si dividerebbero per dei “coefficienti” che tengono conto di quante persone devono vivere facendo conto su quel reddito. Il primo esperimento di questo nuovo sistema, ha fatto capolino nel decreto Aiuti-quater, tra le norme per l’accesso al nuovo superbonus per le case unifamiliari. «Abbiamo introdotto», ha detto Meloni, «un principio sui redditi medio bassi che saranno calcolati non in base al tradizionale Isee ma in base alla composizione del nucleo familiare, in questa norma», ha aggiunto, «c’è un primo accenno di quoziente familiare». 

 

 

Il meccanismo

Come funziona il nuovo meccanismo introdotto per il superbonus? La norma dice che l’incentivo del 90 per cento per ristrutturare la villetta sarà consentito solo a chi ha un reddito non superiore a 15 mila euro. Questo reddito però, spiega la norma, è calcolato dividendo la somma dei redditi complessivi posseduti dal contribuente, dal coniuge e dai familiari diversi dal coniuge, per «un numero di parti» indicate in una tabella allegata al decreto stesso. Funziona così: il contribuente vale una parte. Dunque se vive da solo, il reddito massimo che gli dà diritto ad ottenere il bonus è esattamente di 15 mila euro (15 mila diviso uno). L’eventuale coniuge aggiunge una parte. Dunque se è sposato o convive, si sommeranno i redditi e il risultato andrà diviso per 2.

 

 

 

Quindi una coppia per avere accesso al bonus 90% potrà guadagnare al massimo 30 mila euro (30.000 diviso 2 fa 15.000). Se la coppia ha un figlio, si aggiunge 0,5. La somma delle tre parti, dunque, fa 2,5. Questo significa che il reddito massimo per ottenere lo sgravio sarà di 37.500 euro (37.500 euro diviso 2,5 è uguale a 15 mila euro). Se i figli sono due, si aggiunge uno. La somma quindi fa 3 e il reddito massimo del nucleo composto da quattro persone sarà, dunque 45 mila euro (45 mila diviso 4 fa sempre 15 mila). Dai tre figli in su le parti che si aggiungono sono sempre 2, e quindi la somma fa 4. Questo significa che dal terzo figlio in poi il reddito massimo per ottenere il bonus 90% sarà di 60 mila euro (60 mila diviso 4 fa 15 mila). 

 

 

È probabile che gradualmente, in futuro, questo tipo di meccanismo vada a sostituire l’attuale Isee, l’indicatore sintetico della situazione economica, in modo da tenere maggiormente conto della composizione del nucleo familiare sia nella dichiarazione dei redditi che per l’accesso a bonus e incentivi pubblici. A difendere il vecchio Isee ieri, è intervenuta l’ex sottosegretario al ministero dell’Economia Maria Cecilia Guerra. «È dal 1998», ha scritto in un tweet, «che l’Isee tiene conto della composizione del nucleo familiare». Segno, insomma, che la partita è appena cominciata.

 

 

 

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Quotidiano Di Puglia