Città del Vaticano – E' riuscito a consegnare solo una lettera indirizzata a Papa Francesco per il tramite del suo segretario padre Gonzalo, poi ha aspettato...
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Papa Francesco di fatto lo ha ignorato, probabilmente per via dei troppi impegni concentrati a Santa Marta, tra udienze e incombenze da sbrigare. Zen ha spiegato ad alcune persone prima di riprendere l'aereo di avere sperato fino all'ultimo in una telefonata di convocazione. Ma niente da fare. Gli stava a cuore perorare la causa del nuovo vescovo di Hong Kong.
La carica è vacante da oltre un anno e mezzo, sono stati fatti dei nomi, tra cui un sacerdote a suo parere molto titolato anche se ha ripreso quota la possibilità di nominare un prete di nome Peter Choi, apertamente filo cinese e, naturalmente, assai gradito al governo di Pechino. La nomina del vescovo di Hong Kong è un'autentica spina nel fianco per Papa Francesco.
Ora le nomine dei vescovi in Cina (e anche nell'ex protettorato inglese) dipendono di fatto da una scelta condivisa su una figura che possa andare bene sia per Roma che per il governo comunista. Solo che l' affare si sta facendo piuttosto complicato. Il cardinale Zen ha spiegato che il padre Choi spaccherebbe la comunità cattolica ancora di più di quanto non lo sia ora.
Papa Francesco davanti al dilemma di Hong Kong continua a tacere, evitando di prendere posizione sulle violazioni dei diritti fondamentali che ormai sono in atto dopo l'entrata in vigore della legge sulla sicurezza, all'origine di tante proteste. Durante l'ultimo viaggio papale, interpellato dai giornalisti, il Papa ha persino paragonato i movimenti di protesta di Hong Kong ai Gilet gialli francesi, facendo un indiretto paragone tra la democrazia matura della Francia e il governo autoritario di Pechino. «La repressione? C'è anche in Francia» aveva sentenziato. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia