Una precaria con qualche precedente per droga e per furto, un ragazzo che lavora come commesso in un negozio, una donna di 33 anni «molto attiva nel sociale» a detta del suo...
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E nessuno di loro mai coinvolto nelle indagini milanesi degli ultimi anni sulla galassia dell'antagonismo. È il profilo delle cinque persone arrestate ieri perchè, assieme ad un gruppo di almeno cinquecento black bloc armati di pietre, bastoni, mazze ferrate e molotov, avrebbero messo a ferro e fuoco il centro di Milano nel giorno dell'apertura dell'Expo. Mentre gli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, attendono le relazioni della Digos e del Nucleo informativo dei carabinieri che analizzeranno filmati e video per dare un volto agli 'incappucciatì, l'ipotesi di reato che si profila è quella di «devastazione», che prevede pene fino a 15 anni di carcere. Reato a cui potrebbe essere affiancata anche l'imputazione di incendio, così come era avvenuto per gli autonomi coinvolti nei disordini del marzo 2006 in corso Buenos Aires, sempre a Milano.
Nel frattempo gli investigatori continuano a setacciare la città: alcuni stranieri (francesi e tedeschi sono l'anima dura e militare del blocco nero) sono stati identificati in via Washington e molti altri potrebbero aver già lasciato le strade milanesi, dopo averle trasformate in un inferno. Al momento, dopo le espulsioni di stranieri dei giorni scorsi a seguito dei blitz preventivi (un arrestato tedesco è stato scarcerato), gli indagati sono quasi tutti italiani.
Tre giovani, due italiani e un francese, sorpresi ieri dagli agenti della polizia locale mentre caricavano a bardo di un'auto zainetti con dentro tute nere, passamontagna e caschi, sono stati denunciati per porto di armi improprie.
«È una precaria, abituata a manifestare, ma non ha mai avuto la fama di black bloc», ha spiegato il legale, l'avvocato Paolo Antimiani. Stando a quanto risulta, la donna sarebbe riuscita in un primo momento a sfuggire all'arresto, grazie alla copertura a colpi bastoni contro gli agenti da parte di altri 'nerì. L'altra donna finita a San Vittore, Anita di 33 anni, ha un precedente per resistenza a pubblico ufficiale, ma per il suo legale, l'avvocato Francesca Salvatici, «ha partecipato a tante manifestazioni e mai nelle frange violente, molti anzi la conoscono per il suo lavoro in cooperative sociali». Jacopo P., 23 anni, invece, come ha raccontato l'avvocato Loris Panfili, «ha una famiglia normalissima alle spalle, padre pensionato e madre casalinga, e lavora in un negozio di scarpe in corso Buenos Aires».
Senza precedenti penali, infine, un lodigiano di 27 anni e un uomo di 32 anni che vive ad Alessandria. Per loro cinque, come per altri soggetti, un'eventuale ipotesi di devastazione dipenderà dallo sviluppo delle indagini. Nel frattempo, l'aggiunto Romanelli ha voluto ringraziare le forze dell'ordine per il «lavoro straordinario» che ha permesso di «circoscrivere l'area dei disordini». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia