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L'anticorpo monoclonale italiano neutralizza tutte le varianti del virus SarS-CoV2 e viene somministrato semplicemente con una iniezione, anche a casa del paziente, anzichè per via endovenosa in ospedale diversamente da quelli prodotti negli Usa. Ma questo anticorpo di seconda generazione, superata la prima fase clinica con ottimi risultati, guarda con fatica al traguardo delle due fasi successive di sperimentazione: mancano infatti candidati-pazienti e finanziamenti. A parlare direttamente delle difficoltà incontrate è il 'padrè del monoclonale Made in Italy, Rino Rappuoli, direttore scientifico e responsabile Ricerca e Sviluppo di GlaxoSmithKline, alla Giornata del Ricercatore alla Maugeri di Pavia.
Anticorpi monoclonali italiani, i test
I tempi della fase 2 e 3 non sono attualmente prevedibili, ha spiegato lo scienziato - «il programma prevede che il test venga effettuato su 800 persone che hanno avuto tampone positivo: abbiamo cominciato a metà maggio e finora ne abbiamo reclutati solo un centinaio. È difficile contattare eventuali candidati per ragioni di privacy».
I fondi per la ricerca
Un argomento, quello dei fondi per la ricerca, che torna come un mantra nel mondo scientifico italiano che definisce inaccettabili la dispersione di competenze e obiettivi causati della mancata programmazione e dagli scarsi finanziamenti degli ultimi decenni. Ancor più ora che i danni di una pandemia stanno sotto gli occhi di tutti. Ad auspicare più risorse in Italia anche Walter Ricciardi, direttore scientifico di Ics Maugeri e consulente del Ministero della Salute intervenuto alla Giornata del Ricercatore , che ha sottolineato: «Oggi in Italia si investe l'1,4 per cento del Pil, non siamo tra i primi 30 Paesi, dovremmo salire almeno al 2-2,5» Rappuoli, dal canto suo, si è soffermato su uno dei motivi della grande velocità con la quale sono stati prodotti i vaccini anti-Covid: «Il governo degli Stati Uniti ha messo a disposizione 12 miliardi per le aziende più importanti, compresa quella per cui lavoro. Il risultato è stato conseguito in meno di anno». Tornando agli anticorpi monoclonali, l'Agenzia italiana del Farmaco (Aifa) il 12 luglio ha reso noto che da metà marzo sono stati 6.198 i pazienti Covid a cui sono stati prescritti gli anticorpi monoclonali autorizzati in via sperimentale in Italia. Di questi, 74 sono quelli che li hanno ricevuti nell'ultima settimana: un numero per la prima volta in crescita dopo mesi di calo e che va di pari passo con l'aumento registrato nei contagi.
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