Uccio e le sue ragazze: l’amore a sei zampe

Uccio e le sue ragazze: l’amore a sei zampe
Caterina, Olga, Maria, Celeste, Bianchina e tutte le altre. Tante altre, almeno un centinaio. Condividono tutte insieme almeno due grandi passioni: quella per la libertà...

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Caterina, Olga, Maria, Celeste, Bianchina e tutte le altre. Tante altre, almeno un centinaio. Condividono tutte insieme almeno due grandi passioni: quella per la libertà ritrovata e quella per Uccio. I nomi sono di fantasia naturalmente per tutelare l’identità delle protagoniste. E anche il luogo in cui vivono non verrà svelato (diremo un ridente paesino del Salento) visto che, tutto sommato - secondo qualche cavillo di qualche legge - Caterina e le sue sorelle potrebbero risultare delle clandestine e fare chissà quale terribile fine. Quella che stavano per fare, per esempio. Non sia mai. Massimo riserbo e massima tutela, anche perché secondo dei conti fatti velocemente sono ancora delle minori.

Ma la storia, questa storia, è così bella che deve essere raccontata. Perché è un piccolo miracolo. Perché è come dovrebbe essere ogni storia: con il lieto fine. Una storia in cui i cattivi perdono e - vivaddio - i buoni vincono. Una storia che ti allarga un sorriso sulla faccia e ti fa pensare (anche se solo per qualche secondo) che una speranza c’è davvero per tutti e che, quando pensi che il tuo destino sia segnato, qualcuno ti può salvare.
Se nasci gallina, ad esempio, non hai davanti granché come futuro. Il tuo destino è già scritto nelle stelle. O peggio su una confezione di uova in uno scaffale dell’Ipercoop. O, ancora peggio, sull’etichetta di una confezione di pollame nel banco frigo. Il massimo della fortuna che ti può capitare, allora, è rientrare nella categoria A: allevamento a terra.
Ebbene, Caterina e le sue sorelle nacquero galline. E nacquero galline sfortunate perché non rientravano nemmeno nella categoria A. La loro cattiva stella le aveva cacciate in un allevamento intensivo, che è una di quelle cose che solo a sentire il nome ti viene la pelle d’oca. O di gallina.
Loro vivevano tutte insieme, vicine vicine, strette strette nelle gabbie e facevano uova. Facevano uova continuamente. Probabilmente uova tristi. E nemmeno loro erano molto felici. Non avevano mai conosciuto un cortile, un filo d’erba, un chicco di qualcosa, ma in cuor loro sapevano che là fuori qualcosa c’era, che la vita non poteva essere quella.
Sta di fatto che dopo un po’ Caterina e le sue sorelle se ne andarono in depressione (o finì la loro fase produttiva, che importa?) e smisero di fare le uova. E qui cominciarono i guai. E capirono che, quando nasci gallina, c’è qualcosa di peggio che capitare in una batteria. Così, in quello che sarebbe dovuto essere il giorno più nero della loro vita, furono prese e caricate su un furgone.
Che cavolo stava succedendo? E quasi rimpiansero le loro gabbie nell’allevamento. Hanno un sesto senso gli animali, sentono la morte avvicinarsi. E loro capirono che erano fregate e iniziarono a fare un chiasso, ma un chiasso che la metà sarebbe bastato a far rizzare i capelli (soprattutto se ci fosse un traduttore dal gallinese all’umano). Alle soglie del macello, poi, il miracolo. Il brutto giorno diventò un bellissimo giorno. Le grida di Caterina e delle altre avevano colpito il cuore giusto. Così, il tempo di una contrattazione veloce - «quanto vuoi per queste vecchie galline che manco fanno più le uova?» - e le ragazze presero un’altra direzione. Il camion fece marcia indietro e seguì quella strana donna che voleva portarsele a tutti i costi a casa. A casa, sì. La loro nuova casa.
La salvatrice, che chiameremo Angela (anche questo nome di fantasia perché, anche se non minorenne, va tutelata più delle altre ragazze), quando aprì le gabbie gridò: «Ora siete libere, andate!». Beh, ci rimase male. Caterina e le altre non le diedero alcuna soddisfazione. Rimasero impalate, ferme, pietrificate: cavolo, dove andiamo? che facciamo? cosa è tutto questo spazio? Già, la libertà può fare anche paura la prima volta che la incontri. Ingestibile.
Sollecitate dalla loro salvatrice che continuava ad urlare, per un vago senso di riconoscenza (in cuor loro sapevano che le dovevano la vita) provarono a fare qualche passo. See, domani. Parevano tante ubriache, non ce n’era una una che riuscisse ad andare dritta, dopo un po’ più che una marcia di liberazione sembrava una partita di rugby: tutte contro tutte, scontri frontali, sgomitate, panico e anche qualche contusione.
La storia andò avanti per qualche giorno fino a quando le ragazze non capirono come muoversi. Impararono a camminare e, miracolo, ricominciarono a fare le uova per la felicità. Uova felici da galline felici. Ed evidentemente il senso di gratitudine verso la loro salvatrice era talmente grande che le uova aumentavano di giorno in giorno: decine, centinaia di uova. Quello sapevano fare Caterina e le sue sorelle: uova. E volevano ricoprire di uova quella straordinaria ragazza che aveva dato loro la possibilità di una seconda vita.
Ma le galline sono sempre galline, e cento galline inebriate dalla libertà possono diventare un bel problema. Chiuse nelle gabbie per tanto tempo, ora avevano tanto da raccontare. Troppo. Serviva qualcuno che le tenesse a bada. Allora, arrivò lui, Uccio, bello come il sole, pelo lungo, occhi scuri e intensi (aveva le zampe un po’ corte ma le galline non sono tipe schizzinose).
Uccio ci mise un attimo a diventare il principe azzurro di tutte le ragazze. Da quel momento, ogni santo giorno, con il sole o con la pioggia, si alza con pazienza dalla sua cuccia e veglia con grande responsabilità su Caterina e le sue sorelle. Non è propriamente un cane pastore, ma chissenefrega, manco queste cento ragazze sono propriamente delle normali galline. Una volta Angela, la salvatrice, disse a Uccio: «Oggi ti faccio riposare, manderò Carletto a guardare le ragazze». Non lo avesse mai fatto, Carletto fu preso a male parole da Caterina e dalle altre (le galline sanno essere cattivissime) e Uccio rimase con lo sguardo perso nel vuoto tutta la giornata, come un pensionato rimasto senza lavoro.

L’errore non fu mai più ripetuto. Togliete tutto a Caterina e alle altre ragazze, ma non Uccio: la loro passione. Perché anche le galline hanno diritto ad un grande amore nella loro vita. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia