Max Collini (Offlaga Disco Pax) in scena con "Storie di antifascismo senza retorica"

Max Collini (Offlaga Disco Pax) in scena con "Storie di antifascismo senza retorica"
di Andrea CHIRONI
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Venerdì 10 Maggio 2024, 10:11

La sua voce è quella che, su un tappeto ritmico di pop elettronico, percorre in modo incalzante i ricordi di una generazione cresciuta in un "quartiere dove il Pci prendeva il 74% e la DC il 6 %, quella che ha visto "gli amici del campetto passare dalle Marlboro all'eroina alla faccia delle droghe leggere", con la toponomastica evocativa: via Carlo Marx, via Ho Chi Min, via Che Guevara, via Dolores Ibarruri, via Stalingrado, via Maresciallo Tito, piazza Lenin, via Rivoluzione d'Ottobre.
La canzone è "Robespierre" e lui è Max Collini, voce narrante e autore dei testi degli Offlaga Disco Pax, indimenticato collettivo neosensibilista di Reggio Emilia, protagonista della scena indie nazionale sin dalla sua fondazione nel 2003 e fino allo scioglimento nel 2014.

Il tour

Collini è in tour per l'Italia e oggi alle 21.30 sarà alle Officine Cantelmo di Lecce in un evento promosso da Coolclub in collaborazione con SEI Festival e Uasc! per presentare il suo spettacolo "Storie di Antifascismo senza retorica" in cui racconta episodi, aneddoti, eventi del passato e della contemporaneità. Storie minime, personali, umane, senza retorica, senza eroi, senza ufficialità, senza bandiere che recentemente sono confluite nell'omonimo libro scritto con Arturo Bertoldi e uscito per la casa editrice People. «Parlo di argomenti che in molti ormai trovano poco interessanti, -racconta Collini- ripetuti, lontani dalla loro realtà quotidiana, fino a quando qualcuno non gli toglie un pezzo di quella libertà che davano per scontata. Perché fino a quando non arrivano a togliertela puoi anche non preoccuparti di questi argomenti. Io sul palco faccio un esercizio di memoria, e lo faccio per coinvolgere le persone e per trovare una chiava di lettura, una chiave non retorica per portare le persone dentro al racconto e dentro alla riflessione. Non ho intenti pedagogici - prosegue - le storie che racconto sono tutte storie vere, da sole sono sufficienti a coinvolgere in modo empatico ed emotivo le persone».
Uno spettacolo che si incunea nel dibattito sull'antifascismo da una prospettiva diversa per offrire, attraverso la narrazione, spunti di consapevolezza. «Io non sono uno storico -continua Collini- mi limito a fare una piccola forma di teatro civile e porto in scena storie minime. Mi evito accuratamente gli eroi quelli di cui tutti parlano. Alla fine penso che siano le storie che coinvolgono di più le persone perché è più facile riconoscersi in qualcuno che ti assomiglia. A volte le pongo in modo anche ironico, leggero. Non sono necessariamente tutte storie drammatiche, ma credo che facciano capire come vanno le cose nel mondo quando prendono una certa piega"».
Il tema della censura di artisti, giornalisti, personaggi dello spettacolo è incredibilmente di attualità negli ultimi tempi, dal caso Ghali a Sanremo a l'episodio che ha coinvolto Antonio Scurati. «Io credo che sia in corso un processo di erosione della libertà conclude nessuno la mette in discussione perché è un valore assoluto, ma intanto tolgono un pezzetino di qua, uno di là. Tutto diventa tollerabile e il risultato finale è che avremo una società meno giusta, meno inclusiva, meno paritaria, e a un certo punto qualcuno comincerà a comprendere che sì, un giorno verranno a mettere in discussione anche la tua libertà. C'è una forma di cambiamento climatico anche in questo senso».
 

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