Prostituzione minorile a Bari, lente su salotti e segreti della “città bene”

Prostituzione minorile a Bari, lente su salotti e segreti della “città bene”
di Vincenzo DAMIANI
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Mercoledì 15 Maggio 2024, 10:59 - Ultimo aggiornamento: 16 Maggio, 10:15

Il ristoratore del centro murattiano, l'albergatore, il manager: nelle carte dell'inchiesta sul presunto giro di escort che avrebbe coinvolto anche delle minorenni vengono citati personaggi più o meno noti della città e dell'hinterland. Persone non indagate, ma che erano a conoscenza di quanto accadeva nel quadrilatero della cosiddetta "Bari bene". Qualcuno ha anche usufruito delle prestazioni sessuali delle giovani donne, ma maggiorenni e, per questo, non è finito nella rete degli investigatori. Ma l'inchiesta racconta di un "sottobosco" che potrebbe essere ben più ampio di quanto appaia oggi dalla lettura dei capi di accusa.

Il retroscena

Non ci sono soltanto i figli dei boss in questa storia che fa tremare i polsi, compare anche quella parte della società che all'apparenza è al di sopra di ogni sospetto. Ad esempio, quando una delle due "mamme coraggio" intuisce che sua figlia è finita in una situazione ben più grande di lei, indagando tra una foto e un post social si imbatte in un ristoratore. Ed è a lui che si rivolge per capire cosa stia accadendo alla sua "bambina", ricevendo i primi indizi per venirne a capo. Ma c'è anche l'albergatore che tutto sa, ma nulla dice. Per non parlare dei facoltosi clienti delle ragazze, imprenditori e manager capaci di spendere anche sino a 20mila euro in pochi giorni.
L'inchiesta è chiusa ma, con ogni probabilità, le verifiche degli inquirenti non ancora.

Perché basta "navigare" su accessibili siti internet di incontri privati per accorgersi che dietro alcuni annunci, con ogni probabilità, si celano poco più che adolescenti attratte dai soldi all'apparenza facili. L'inchiesta della Squadra mobile e della Procura sulla prostituzione minorile sembra aver scoperchiato un vaso di Pandora su un giro forse più vasto che andava dalle ville private agli hotel. Le donne arrestate si facevano chiamare "Squad Gilrs", mentre tra i clienti c'erano i rampolli di facoltose famiglie pugliesi, ma non tutti sono stati individuati. Alle giovanissime donne arrivavano da 150 a 500 euro per ogni prestazione, somme che la dicono lunga sulle potenzialità economiche dei clienti: «Presero una suite con una vasca enorme. Un'altra volta ci portò anche del fumo ma noi non lo prendemmo perché era di scarsa qualità. Poi ci diede una carta oro e ci disse che non potevamo prelevare più di 20mila euro a settimana», il racconto di una delle minorenni.

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