Il racconto choc del preside aggredito a scuola: «I genitori erano contrariati per esser stati chiamati. Calci e pugni, ero sbalordito»

Il racconto choc del preside aggredito a scuola: «I genitori erano contrariati per esser stati chiamati. Calci e pugni, ero sbalordito»
di Dino MICCOLI
4 Minuti di Lettura
Venerdì 2 Febbraio 2024, 09:08 - Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 22:50

«La signora era contrariata per essere stata chiamata dalle insegnanti di sezione per il cambio di indumenti della bambina, dieci minuti dopo quest'uomo mi ha aggredito, torcendomi il polso e colpendomi con calci e pugni, quando ero a terra la stessa signora ha tentato di darmi un calcio in testa». Marco Cesario, preside dell'istituto comprensivo Europa- Alighieri di Taranto ritorna con sofferenza su quanto accaduto l'altro ieri. Lo ha fatto dalla sua Castellamare di Stabia, lasciando paradossalmente per qualche minuto un incontro della Lega Navale sul valore della legalità.

Il racconto

«Sono sommerso di messaggi e di telefonate, sono chiaramente dispiaciuto - racconta - non mi era mai capitato nulla di simile eppure ho già detto che sono di Castellamare di Stabia e da alunno con me c'erano alunni figli di camorristi, ma tutto questo non c'è mai stato. Ho ricevuto, tra le altre, la telefonata di una mia zia, insegnante in pensione dopo avere lavorato nelle scuole di Scampia: è rimasta sbalordita». A voce alta, il suo sembra essere una sorta di elaborazione del lutto sociale. «Da una parte sono amareggiato - continua - dall'altra sono preoccupato. Io vedo una discesa che non ha una fine, si va sempre peggio. In molti mi hanno chiesto: come mai? Cosa accade? Da un lato c'è una società individualista e aggressiva e c'è uno Stato che dovrebbe far comprendere di più il valore dei doveri. Questa parola: dovere, è scomparsa. La scuola si è fatta merce, duole dirlo ma oggi la scuola è un mercato con l'assenza delle figure genitoriali. I genitori non fanno più i genitori, preferiscono fare gli avvocati dei figli finendo coll'apparire più infantili di loro. Non generalizzo, ma è così. Più volte vediamo piombare a scuola genitori, quasi in tempo reale, se i propri figli ricevono un'annotazione sul registro. Gli insegnanti sono terrorizzati, ci sono bambini violenti in grado anche di rimandare all'intervento successivo dei propri genitori e qui lo Stato appare debole. Dettano le regole i genitori, dove mandare i propri figli, cosa fare, come comportarsi. Tutto questo è ridicolo». Il preside Cesario riflette anche sul valore dell'autonomia scolastica, sul significato più autentico di educazione e di rispetto dei valori condivisi della cittadinanza. «L'autonomia è persa quando si concede la possibilità di scegliere come, dove e quando. Tutto appare un diritto e i doveri non esistono. Mi dispiace ma io non la penso proprio cosi, persino i regolamenti mettono in evidenza i diritti lasciando in minuscolo i doveri. Oggi siamo in una società di soli diritti». Facciamo notare al preside Cesario che uno dei plessi scolastici del suo istituto è dedicato alla memoria del capitano Emanuele Basile, tarantino, ucciso nel maggio del 1980 dalla mafia. Il libro del giornalista Michele Giordano si intitola "Quando restarono soli".
Forse anche lui si sente solo. «Mi viene voglia di rispondere "ni". Sono consapevole di essere molto amato nella mia scuola anche da molti genitori e apprezzo Taranto. Ho subito un'aggressione violenta nemmeno per futili motivi, quasi immotivata, ma non è importante questo: nelle scuole entra gente e fa quello che vuole, questo accade in tutto l'assetto pubblico, nella scuola come negli ospedali. Siamo arrivati al punto da dover chiedere l'utilizzo delle forze dell'ordine nelle scuole, è necessario. Le scelte politiche hanno cambiato il volto della scuola. Eppure non si molla di un centimetro. Per il resto ringrazio tutti coloro che mi sono vicini ma bisogna davvero agire. Cristianamente non sono mai solo ma non vorrei che si passasse oltre il fatto emotivo. Sarebbe un danno soprattutto per le nuove generazioni».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA